RSF, i nemici di Internet dopo il Datagate

RSF, i nemici di Internet dopo il Datagate

Nella lista nera della cybercensura non compaiono più i paesi, ma le istituzioni responsabili del tecnocontrollo e i soggetti che le supportano. Fra i nomi citati, anche quello di un'azienda italiana
Nella lista nera della cybercensura non compaiono più i paesi, ma le istituzioni responsabili del tecnocontrollo e i soggetti che le supportano. Fra i nomi citati, anche quello di un'azienda italiana

Il nuovo rapporto redatto da Reporter Senza Frontiere ( RSF ) per puntare il dito contro i nemici di Internet, un’edizione certamente influenzata dal Datagate , si è concentrata sull’individuazione delle istituzioni di sorveglianza e censura online e sulle aziende che le supportano , fornendo risorse, collaborazioni ed i mezzi tecnologici necessari.

Nella lista di quest’anno, dunque, invece degli stati sono state individuate le istituzioni responsabili delle azioni di soppressione della libertà di espressione: in primo piano, naturalmente, il ruolo della National Security Agency ( NSA ) degli Stati Uniti, del Government Communications Headquarter ( GCHQ ) del Regno Unito. Accanto a questi, le agenzie di spionaggio di altri paesi tra cui la Federazione Russa, l’Arabia Saudita, l’Iran, l’India e la Cina, che ha offerto il supporto tecnico anche alle agenzie di sorveglianza di altri paesi come lo Zambia.

Nel rapporto c’è posto anche per gli italiani di Hacking Team , responsabile di aver fornito alle agenzie di sicurezza dell’Etiopia, del Marocco e degli Emirati Arabi DaVinci, uno spyware utilizzato per rintracciare giornalisti scomodi alle autorità: nonostante l’azienda dichiari di non entrare in affari con paesi che operino in violazione dei diritti dell’uomo dalle principali organizzazioni internazionali, diversi rapporti e ricerche effettuate da esperti di sicurezza ne hanno individuato l’utilizzo in questi paesi.

La Francia, invece, viene citata per l’adozione della legge di programmazione militare, che permette alle autorità di spiare i telefoni e le comunicazioni Internet senza bisogno del permesso di un giudice.

Non si tratta d’altronde di una questione che riguarda solo i netizen: come sottolinea il rapporto, la censura e la sorveglianza su Internet hanno un impatto diretto sui diritti fondamentali, mentre la libertà di espressione aiuta il dibattito pubblico dentro e fuori dalla Rete e lo sviluppo del buon governo e delle garanzie democratiche. Proprio per questo nel 2012 il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU ha dichiarato che i diritti riconosciuti nel mondo fisico devono avere riconoscimento anche online, indipendentemente dalle frontiere.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 12 mar 2014
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