MS-DOS è roba da museo

MS-DOS è roba da museo

Microsoft cede il codice sorgente del suo vecchio sistema operativo a un museo californiano, assieme a quello del primo Word. Tutti potranno dare un'occhiata a come è iniziata la fortuna di Redmond
Microsoft cede il codice sorgente del suo vecchio sistema operativo a un museo californiano, assieme a quello del primo Word. Tutti potranno dare un'occhiata a come è iniziata la fortuna di Redmond

MS-DOS finisce al Computer History Museum (CHM), organizzazione californiana a cui Microsoft ha deciso di donare il codice sorgente delle prime, storiche versioni del sistema operativo a riga di comando con in più Word per Windows come “bonus”.

L’iniziativa congiunta Microsoft-CHM arriva a non molta distanza – storicamente parlando – dal trentesimo anniversario di MS-DOS , un prodotto che ha gettato le fondamenta dell’impero del colosso di Redmond nonostante le umili origini e la relativa semplicità dei 300 chilobyte di codice sorgente (con 12 chilobyte di memoria RAM come requisito base per l’esecuzione).

Al CHM sono stati in particolare donati i file sorgente (assieme a quelli compilati) di MS-DOS 1.1, MS-DOS 2.0 e Word for Windows 1.1a, e il museo li ha a sua volta messi a disposizione del vasto pubblico per il download e lo studio senza particolari vincoli di sorta. Resta implicito, naturalmente, il divieto di servirsi del codice per qualsivoglia progetto commerciale fuori dalla sfera dell’accademia.

Il presidente di CHM sottolinea l’importanza di avere a disposizione i file sorgente originali delle primissime versioni di MS-DOS, perché preservando tali listati si può “capire come il software si sia evoluto dalle sue radici primitive fino a diventare una parte cruciale della nostra civiltà”. Dal canto suo, Microsoft sottolinea invece le ridotte dimensioni dell’azienda quando i suoi 100 impiegati (contro le decine di migliaia di oggi) lavoravano in collaborazione con IBM a MS-DOS e al “Progetto Chess” (IBM 5150, il primo PC della storia): oggi Redmond è invece impegnata a costruirsi un futuro fatto di servizi e mobile, ripartendo da lì per creare una prospettiva a Windows e all’industria PC.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 26 mar 2014
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