Brevetti, tutti paghino per lo streaming
Prosegue la battaglia legale di Acacia Research che dopo le società del porno punta il mirino su università e società di formazione a distanza: chi usa sistemi di trasmissione web passi alla cassa

Il suo brevetto è uno di quelli che più fa tremare gli operatori internet. Riguarda infatti la trasmissione di audio e video in formato compresso, un'attività ormai all'ordine del giorno in rete. Un brevetto che ha già saputo affermarsi in tribunale e che per Acacia sembra destinato a rivelarsi una gallina dalle uova d'oro. Sebbene sia formalmente valido nei soli Stati Uniti, poiché una larga parte del traffico internet passa su network statunitensi qualcuno teme che gli effetti delle rivendicazioni di Acacia si possano estendere ben oltre il paese a stelle e strisce.
Dopo essere riuscita a far chiudere decine di siti pornografici con i quali è in corso una battaglia legale perché Acacia vuole il 4 per cento di tutto quello che guadagnano con lo streaming, l'azienda ha iniziato ad inviare lettere di "informazione e diffida" alle università e alle società che sono impegnate nell'utilizzo dello streaming per l'apprendimento a distanza, per la trasmissione di contenuti su circuito chiuso (per esempio negli alberghi) e a grandi imprese come RealNetworks o America Online per le loro attività di streaming internet.
Il caso di Acacia ancora una volta riapre negli USA il dibattito sul sistema brevettuale che, come noto, consente alle imprese di brevettare anche singole porzioni di un software nonché pratiche di programmazione ed altri strumenti che sono comunemente utilizzati. Una forte critica a questo sistema si sta levando da più parti e uno degli interventi più autorevoli ed interessanti è stato quello del chairman della FTC americana, la Commissione federale sul commercio, che ha auspicato una veloce revisione di tutto il sistema.
TAG: e-business