Roma – Manca ormai poco tempo al Natale, e in attesa di possibili novità hardware (si vocifera di un iPod a basso costo, ma per i regali potrebbe essere un po’ tardi) potreste cogliere l’occasione per regalarvi, o regalare, l’ultima versione di Mac OS X. Se siete ancora indecisi sull’opportunità di aggiornare il sistema operativo del vostro Macintosh, cercheremo in queste righe di togliervi ogni dubbio.
Prima di tutto cerchiamo di capire a chi potrebbe servire Panther. Sicuramente a chi è rimasto fermo con MacOS classic in attesa che Mac OS X giungesse a piena maturazione e che tutte le maggiori applicazioni venissero convertite per il nuovo sistema di Apple: se già con la versione 10.1 si poteva lavorare più che bene, la 10.2 (alias Jaguar) era un sistema ormai completo in ogni suo aspetto, e Mac OS X 10.3 migliora ulteriormente la situazione in ogni particolare.
Da queste premesse si capisce che anche chi si è fermato a Mac OS X 10.1, se non addirittura alla 10.0, troverà con Panther un sistema completamente rinnovato che darà nuova vita alla propria macchina anche (e soprattutto) ai G3 che hanno già qualche anno sulle spalle, a patto di avere una buona quantità di RAM. Chi possiede Jaguar potrebbe trovare superfluo passare a Panther, ma ci sono alcune caratteristiche del nuovo sistema che potrebbero costituire un motivo più che valido per l’upgrade.
Gli acquirenti di Panther si troveranno tra le mani un box tutto nero con 4 CD: i primi tre contengono il sistema vero e proprio e tutti gli accessori (iApps, lingue e font extra, sottosistema BSD, ambiente X11, ecc.) mentre l’ultimo CD permette di installare X-code, l’ambiente di programmazione completo per Mac OS X. Le opzioni di installazione sono le solite, quindi nessun problema per chi vuole semplicemente aggiornare il sistema precedente lasciando inalterati tutti i profili utente, ma massima libertà anche per chi preferisce azzerare l’intero hard disk per fare un’installazione “pulita”.
Dopo l’installazione l’utente si troverà immediatamente di fronte alcune delle nuove caratteristiche di Panther: il tempo di boot ridotto indica una migliore ottimizzazione dell’intero sistema, mentre l’interfaccia del login preannuncia da subito il nuovo look metallico che riprende lo stile delle altre applicazioni Apple (nonché l’alluminio del case dei nuovi PowerBook e PowerMac G5).
Per venire incontro alle richieste di molti utenti il Finder cambia fisionomia, mostrando una colonna fissa sulla sinistra che permette di avere un accesso più immediato alle diverse locazioni. Nonostante la vaga somiglianza con l’ “Esplora Risorse” di Windows, le differenze funzionali sono ben evidenti: il sistema adottato da Apple è semplicemente un’evoluzione della precedente vista a colonne, in cui la prima colonna viene mantenuta fissa in tutte le viste, e racchiude quelle scorciatoie che prima erano posizionate nella parte superiore della finestra. Ovviamente, come d’abitudine, sarà possibile trascinare in questa colonna qualsiasi elemento che si desidera avere sempre a portata di mano.
A mio avviso il nuovo Finder “invita” ad utilizzare la vista a colonne, ma a differenza di quanto avveniva nelle precedenti versioni di Mac OS X, ora Il livello “più alto” raggiungibile è quello selezionato nella colonna di sinistra, il che può rappresentare un limite per chi prediligeva questo tipo di vista già da prima.
I più nostalgici scopriranno in Panther il gradito ritorno di una funzionalità ereditata da MacOS classic, ovvero la possibilità di associare delle etichette colorate (label) a cartelle e applicazioni, offrendo agli utenti un’ulteriore possibilità di classificazione per i propri documenti.
Chi poi dovesse avere la necessità di utilizzare applicazioni di MacOS 9, troverà in Panther un ambiente classic ancora più reattivo di quello delle precedenti release di Mac OS X. Un’inedita novità che farà sicuramente piacere a tutti gli utenti, ma forse un po’ meno ad alcune software house, è la possibilità di creare archivi ZIP direttamente da sistema, e di inviare fax con la stessa modalità utilizzata per creare documenti PDF (ovvero delle “stampe virtuali” dei documenti).
Parlando di interfaccia, il look generale del sistema è più pulito: la barra delle finestre ha perso quelle “righine” che non tutti trovavano piacevoli, mentre i vari ritocchi a trasparenze, ombreggiature e antialiasing danno una sensazione di nitidezza che fa risaltare la maggior reattività dell’intero sistema.
Come ciliegina sulla torta della nuova interfaccia, gli utenti avranno a disposizione la tanto decantata funzione “Exposé”. Utilizzando tre soli tasti (impostati di default come F9-F10-F11), è possibile avere un accesso diretto a ogni finestra aperta, ogni finestra dell’applicazione attiva, oppure al desktop. La novità fondamentale di questa funzione consiste nel fatto che tutte le finestre vengono presentate sul desktop opportunamente ridimensionate, in modo tale da individuare a colpo d’occhio quella interessata e richiamarla con un clic. Detto così potrebbe sembrare un semplice vezzo dell’interfaccia ma dopo qualche giorno di utilizzo la riterrete una funzione quasi indispensabile, tant’è che qualcuno ha già realizzato qualcosa di molto simile per l’ambiente Linux (http://www.pycage.de/expocity.html).
Curiosando tra le preferenze troverete diverse sorprese, come la possibilità di criptare i vostri dati con sistema AES (Advanced Encryption Standard) a 128 bit o quella di attivare il “cambio utente rapido”, con il famoso effetto a “rotazione di cubo” della scrivania. A livello di grosse novità di sistema operativo gli utenti più smanettoni noteranno una maggiore integrazione di servizi Unix, a partire dall’ambiente X11 che permette di eseguire diverse applicazioni scritte non specificatamente per Mac OS X.
Se tutto questo non vi basta ricordate che Panther contiene oltre 150 novità rispetto al precedente Jaguar e (ovviamente) ancora di più per chi proviene da versioni precedenti del sistema. Oltre alle novità del sistema operativo vero e proprio, troverete aggiornamenti più o meno importanti anche tra le applicazioni, a partire dalla nuova utility per la visualizzazione, classificazione e gestione di Font, e passando per una serie di miglioramenti su tutte le iApps già esistenti, come Mail e iChatAV. Volendo citare qualche esempio, l’utility “Acquisizione Immagini” offre ora una serie molto più ampia di possibilità, mentre “Anteprima”, il viewer tuttofare presente dalla prima versione di Mac OS X, ha beneficiato di l’incremento di velocità veramente impressionante, soprattutto nel rendering dei documenti PDF.
Anche “Textedit” (il semplice editor di testo che sto utilizzando in questo momento) presenta una caratteristica inaspettata, ovvero la possibilità di aprire e registrare documenti in formato DOC. Si tratta di una compatibilità “alle prime armi”, anche perché molte funzioni (quali la creazione di tabelle) non sono presenti in “Textedit”, ma esaminando le impostazioni del testo potrete notare la possibilità di impostare molte caratteristiche che vanno al di là della semplice scelta di font e dimensione, e che riguardano colori, ombreggiature, sfocature, ecc. ecc..
È difficile descrivere in poche righe tutte le caratteristiche della nuova versione di Mac OS X, ma è indiscutibile il fatto che Apple abbia dato il meglio di se per offrire ai suoi utenti un sistema veramente completo e giunto ormai a piena maturazione sotto ogni aspettativa. Se state leggendo queste righe utilizzando una vecchia versione di MacOS, Panther è un regalo di Natale che non potete far mancare né a voi… né al vostro Mac.