Google non ne ha mai fatto mistero: le comunicazioni che fluiscono attraverso gli account Gmail sono sottoposte ad una analisi automatizzata, il contenuto delle comunicazioni è scandagliato per conoscere l’utente e i suoi interessi e ricavare informazioni determinanti per l’advertising, e per tutelarlo dal dilagare di spam e malware. Non bastasse la trasparenza mostrata finora, Google ha deciso di ribadirlo aggiungendo un paragrafo dedicato nelle condizioni d’uso dei propri servizi.
La differenza è evidente con l’ ultimo aggiornamento della versione in inglese dei Termini di servizio, datato 14 aprile 2014: non è solo nel momento in cui si caricano genericamente dei contenuti, ma anche nel momento in cui si scelga di conservare, inviare o ricevere dei contenuti con la mediazione dei servizi di Google , che si dà il via libera alle pratiche messe in atto dalla Grande G. Pratiche che includono l’ analisi automatica delle email in uscita e delle email in entrata , al fine di fornire funzioni quali “risultati di ricerca personalizzati, advertising su misura, individuazione di spam e malware”.
L’aggiornamento delle condizioni d’uso operato da Google, lo conferma un portavoce di Mountain View, riflette le perplessità e le denunce sollevate dagli utenti. Inquietudini certo alimentate da Microsoft e dagli attacchi sferrati nei confronti di Mountain View con la controversa campagna Scroogled .
Google ha sempre difeso il ruolo di segretaria svolto da Gmail , a cui è affidato il compito di smistare e analizzare la corrispondenza a favore dell’utente. Tuttavia, in un contenzioso aperto in California, il giudice Koh ha di recente rilevato che le condizioni d’uso non spiegassero in maniera sufficientemente chiara gli scopi dell’analisi delle email, soprattutto a favore dei mittenti che utilizzano altri servizi ma che inviano le loro comunicazioni ad utenti di Gmail.
Non è dato per ora sapere se l’aggiornamento dei termini di servizio basterà a placare i cittadini della Rete o a sopire le loro rivendicazioni per ordine di un giudice. Google potrebbe però essere presto sollevata dal compito di controbattere alla aggressiva pubblicità comparativa della campagna Scroogled: Microsoft, secondo le interpretazioni di alcuni osservatori, avrebbe dichiarato a mezza voce l’esaurimento di questa strategia pubblicitaria.
Gaia Bottà