USA, Microsoft contro FBI

USA, Microsoft contro FBI

Redmond celebra la vittoria contro il Bureau. Una richiesta di informazioni su un cliente è stata respinta ricorrendo al tribunale. I federali hanno comunque ottenuto quanto volevano, semplicemente chiedendo
Redmond celebra la vittoria contro il Bureau. Una richiesta di informazioni su un cliente è stata respinta ricorrendo al tribunale. I federali hanno comunque ottenuto quanto volevano, semplicemente chiedendo

Nel 2013, Microsoft ha dovuto affrontare una delle tante National Security Letter (NSL) inviatele dall’FBI con lo scopo di avere informazioni su un utente enterprise di Office 365: ma piuttosto che piegarsi alla richiesta de Bureau statunitense, la corporation ha deciso di portare la questione in tribunale.

È Microsoft stessa a rivelare il caso su TechNet , presentandolo come un “nuovo successo nella difesa dei diritti del cliente” che è stato possibile rendere pubblico grazie alla desecretazione degli atti da parte di una corte federale di Seattle.

La NSL dell’FBI era stata recapitata assieme a un “gag order”, vale a dire con il divieto di informare chicchessia (men che meno il cliente interessato dall’indagine) sulla vicenda. Microsoft ha stabilito che l’ordine violava i diritti costituzionali dell’azienda, preferendo quindi sfidare l’agenzia federale nei tribunali piuttosto che chiudere gli occhi e acconsentire alla rivelazione dei dati richiesti.

Piuttosto che affrontare i giudici, a questo punto l’FBI ha deciso di non procedere oltre , confermando implicitamente la scarsa consistenza della richiesta. Un successo, sostiene ora Microsoft, anche se alla fine l’FBI ha ottenuto lo stesso le informazioni che voleva chiedendole direttamente (e a quanto pare legalmente) al cliente di Office 365 al centro della vicenda.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
23 mag 2014
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