ADUC, chi paga la RAI su TIM?

ADUC, chi paga la RAI su TIM?

Se lo chiede l'Associazione dei consumatori che interviene sul nuovo servizio predisposto da TIM che potrebbe mettere in luce storture e contraddizioni del canone radiotelevisivo
Se lo chiede l'Associazione dei consumatori che interviene sul nuovo servizio predisposto da TIM che potrebbe mettere in luce storture e contraddizioni del canone radiotelevisivo


Firenze – E’ stato reso noto l’accordo tra la Rai e Tim perchè sui telefonini di quest’ultima si potranno vedere i tre canali televisivi del servizio pubblico. La prima fase del lancio di questo servizio c’era stata ad ottobre con alcune emittenti come La7 e Mtv. Viene spontanea una domanda: chi paga il canone di abbonamento al servizio pubblico radiotelevisivo, che, anche se si chiama così, è una tassa sul possesso di ogni apparecchio atto a ricevere un segnale televisivo?

Certamente chi paga già questa tassa perchè fa parte di un nucleo familiare in cui c’è un televisore in regola con il Fisco, non ha questo problema. Ma chi non risponde a queste caratteristiche, e non crediamo si tratti di poche persone? Quali iniziative la Rai intende prendere? Invierà a casa di ogni persona che ha un cellulare una di quelle lettere che a tutti -per il fatto stesso di esistere- giungono intimando il pagamento pena le ritorsioni del caso?

Ne dubitiamo e siamo più propensi a credere che ci sarà un gigantesco avvallo di una condizione di evasione fiscale. Almeno per il momento, sempre con il Fisco con il coltello dalla parte del manico sì da poterlo usare alla bisogna.

E’ evidente che la situazione sta scemando dal jurassico al tragico. Dove per jurassico intendiamo l’esistenza nel 2003 di una tassa per il possesso di un apparecchio che riceve un segnale televisivo. Jurassico dimostrato anche dal fatto che non si puo’ comprimere fiscalmente un tale mezzo di comunicazione che sta trovando applicazioni e usi così estesi e diffusi come nel nostro caso.

Tragico perchè se la legge è legge, ed è uguale per tutti, non applicarla ai telefonini facendo finta di nulla serve solo a dare una enorme mazzata alla credibilità delle istituzioni e della legge. Per cui o viene fatto un provvedimento ad hoc che esenta i telefonini dalla tassa (ulteriore mazzata sulla credibilità di cui sopra) oppure si prende atto che il servizio pubblico radiotelevisivo non puo’ continuare ad essere finanziato con questo sistema jurassico, e si liberano i contribuenti da questo iniquo balzello che eufemisticamente viene chiamato canone.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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Pubblicato il
22 dic 2003
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