SCO e Novell s'azzuffano su UNIX

SCO e Novell s'azzuffano su UNIX

Nei giorni scorsi si è riacceso il conflitto fra i due big sulla questione UNIX, una vicenda le cui implicazioni appaiono di tale importanza da poter influenzare tutte le future decisioni di SCO
Nei giorni scorsi si è riacceso il conflitto fra i due big sulla questione UNIX, una vicenda le cui implicazioni appaiono di tale importanza da poter influenzare tutte le future decisioni di SCO


Roma – La vicenda relativa ai copyright di UNIX sembra farsi sempre più intricata. Com’è emerso di recente, negli scorsi mesi Novell ha registrato numerose porzioni di UNIX System V già registrate, in larga parte, da SCO Group : questo significa che entrambe le società reclamano la proprietà delle stesse parti di codice di uno dei più diffusi capostipiti della famiglia di sistemi operativi UNIX, lo stesso che è anche al centro dei reclami di SCO relativi a Linux.

“Novell crede di possedere i copyright su UNIX e per questo ha chiesto e ottenuto la registrazione di copyright relativi a UNIX”, si legge in un comunicato diffuso da Novell il 22 dicembre. “Al contrario di quanto affermato da SCO in alcune dichiarazioni pubbliche, Novell ha più volte avvisato SCO della propria intenzione di voler continuare a difendere la proprietà dei copyright su UNIX”. A tal proposito Novell ha fornito il link ad un documento (in formato PDF) contenente alcune copie della corrispondenza scambiata fra le due aziende.

Nelle sue lettere a SCO, Novell sostiene che nel contratto di vendita stipulato dalle due aziende nel settembre del 1995 non vi è alcuna indicazione del fatto che SCO possieda tutti i copyright e i brevetti su UNIX e UnixWare.

“L’Amendment No. 2 dell’Asset Purchase Agreement – ha scritto Novell in una lettera datata 4 agosto 2003 – contiene un’esclusione generica dei copyright nel trasferimento dell’assetto a Santa Cruz Operation. L’Amendment No. 2 fornisce un’eccezione a questa esclusione, ma solo per “i copyright… richiesti da SCO per esercitare i propri diritti in rispetto all’acquisizione delle tecnologie di UNIX e UnixWare”.

“Non si vede ragione – si legge ancora nel documento di Novell – del motivo per cui SCO abbia ottenuto la proprietà dei copyright di UNIX System V al fine di esercitare i limitati diritti a lei concessi dal contratto di acquisto. Né vi è alcuna ragione di pensare che il trasferimento dei copyright richiesti da SCO per esercitare i propri diritti contrattuali implichino necessariamente il trasferimento dell’intero insieme di diritti esclusivi associati ad un particolare programma per computer”.

SCO non ha ancora fornito un’interpretazione dettagliata del contratto firmato a suo tempo con Novell. In una lettere inviata in risposta a quest’ultima, datata settembre 2003, l’azienda si è limitata a suggerire a Novell di rivedere meglio la clausola incriminata, affermando poi che “Novell sembra agire in concerto con IBM per distruggere il valore delle proprietà intellettuali di SCO relative a UNIX e UnixWare”.

Negli scorsi giorni Blake Stowell, un portavoce di SCO, ha poi dichiarato che “Novell sembra molto confusa”.

“Se Novell sostiene che noi abbiamo pagato 100 milioni di dollari – ha detto Stowell – senza ottenere in cambio i copyright, non sono certo di sapere cosa abbiamo acquistato. Non si può chiedere 100 milioni a qualcuno e poi affermare di non avergli venduto nulla. Questo può essere visto solo come il tentativo di fiaccare il nostro business”.

La questione potrebbe assumere un’importanza capitale per SCO: questa, infatti, fa leva sui copyright di UNIX sia per rivendicare royalty da tutti gli utenti commerciali di Linux, sia per foraggiare la causa in corso con IBM (attualmente incentrata su questioni puramente contrattuali).

Proprio negli scorsi giorni SCO ha avvisato centinaia di grandi aziende che l’uso di Linux le espone al rischio di incorrere nelle sanzioni previste dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA), la severissima legge americana che, fra le altre cose, protegge le proprietà intellettuali sul software.

Va detto che il DMCA punisce in modo pesante anche chi fornisce false dichiarazioni sulla proprietà di un copyright: le sanzioni prevedono fino a cinque anni di carcere o a 500.000 dollari di multa per ogni violazione.

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Pubblicato il 29 dic 2003
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