Google, il pedoporno non passa inosservato

Google, il pedoporno non passa inosservato

Mountain View contribuisce all'arresto di un uomo, ora accusato per detenzione e diffusione di immagini pedopornografiche. Gmail vede e provvede, sul crinale tra privacy e lotta agli abusi sui minori
Mountain View contribuisce all'arresto di un uomo, ora accusato per detenzione e diffusione di immagini pedopornografiche. Gmail vede e provvede, sul crinale tra privacy e lotta agli abusi sui minori

È stato arrestato sulla base di certe immagini, alcune passate attraverso la sua email, immagini di abusi su minori. La polizia ha ottenuto un mandato per perquisire la sua abitazione e i suoi dispositivi, supportata da un sospetto sollevato da una segnalazione: è stata Google, con una segnalazione, a mobilitare l’unità della polizia di Houston che si dedica a combattere gli abusi sui minori perpetrati attraverso la Rete, e di cui la Rete tiene traccia.

John Henry Skillern, con dei precedenti per abusi sui minori, è stato arrestato per possesso e diffusione di immagini pedopornografiche: ad individuarle sono stati i sistemi con cui Google analizza tutto il materiale che fluisce attraverso il proprio servizio di posta elettronica. Si tratta di strumenti di cui Mountain View non ha mai fatto mistero: è noto , e mal tollerato da molti , il fatto che Google scandagli i contenuti conservati, inviati o ricevuti con la mediazione dei propri servizi email. È altresì noto che Google sia attivamente impegnata nella crociata contro la pedopornografia, mettendo a disposizione denari e competenze per contribuire alla causa, scongiurando ogni potenziale accusa di incoraggiare certe dinamiche online .

Google, secondo le fonti , avrebbe individuato delle immagini che Skillern stava inviando ad un contatto via email: rilevate dagli algoritmi come immagini sospette, sono state segnalate al National Center for Missing and Exploited Children , istituzione cardine nella lotta agli abusi sui minori, che si è messo in contatto con le forze dell’ordine locali. Le indagini hanno fatto emergere ulteriore materiale illegale, conservato sul telefono e sul tablet dell’uomo, ora fermato con l’accusa di detenzione e promozione di materiale pedopornografico.

“Io non posso vedere quelle informazioni, non posso vedere quelle foto, ma Google può” ha osservato David Nettles, della polizia di Houston: “davvero non ho idea di come operino, ma sono felice che lo facciano”. Se è vero che Google ha sempre dichiarato di aver adottato degli automatismi per monitorare ciò che gli utenti creano e scambiano attraverso i suoi servizi ( perlomeno quelli di posta elettronica ), la Grande G non ha mai chiarito le dinamiche con cui opera e non è mai entrata nei dettagli degli aspetti tecnici che animano i sistemi di monitoraggio.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
4 ago 2014
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