Microsoft spara al cuore dell'open source
L'azienda fa fuoco sul software open source e prende di mira la licenza GPL, la stessa di Linux, accusata di minacciare la proprietà intellettuale delle aziende. Risponde per le rime Eric S. Raymond

Oggi, varcata la soglia del ventunesimo secolo, l'open source è divenuto una seria e temibile minaccia per tutto il mondo del software proprietario, così temibile che ormai da molti mesi sembra diventato una vera e propria fissa per il gigante Microsoft.
Dopo le pepate accuse di Bill Gates, che descrisse Linux ed il modello open source come "non competitivi", dopo i commenti di Steve Ballmer, che definì l'open source "comunista", dopo le profezie di sventura di Doug Miller, che ha previsto la morte di Linux entro l'anno, ed infine dopo i turbamenti di Allchin, che dichiarò Linux "anti americano", pochi giorni fa è stata la volta di Craig Mundie, vice presidente e stratega di Microsoft.
Difendendo a spada tratta le politiche commerciali del big di Redmond, Mundie ha accusato l'open source di insidiare le proprietà intellettuali di aziende e intere nazioni, prendendosela poi in particolare con la General Public License (GPL), la licenza adottata da Linux e promossa dalla Free Software Foundation.
La GPL, come viene definita dalla traduzione italiana della licenza, garantisce "che ciascuno abbia la libertà di distribuire copie del software libero (e farsi pagare per questo, se vuole), che ciascuno riceva il codice sorgente o che lo possa ottenere se lo desidera, che ciascuno possa modificare il programma o usarne delle parti in nuovi programmi liberi e che ciascuno sappia di poter fare queste cose".
Questi concetti sono stati duramente contestati da Mundie: ecco le accuse nel dettaglio.
TAG: open source, apple