Dopo tanto parlare, dibattere e polemizzare, i Google Glass sono finalmente disponibili per l’acquisto da parte dei consumatori sullo store Google Play. La ” Explorer Edition ” è in vendita ai cittadini statunitensi per 1.500 dollari, un prezzo non proprio economicissimo ma che dovrebbe scendere sensibilmente nella variante consumer in arrivo in futuro.
Gli occhialini per la realtà aumentata di Mountain View rappresentano quindi l’ ultima novità commerciale del wearable computing dopo la recente proliferazione di smartwatch di ogni forma e brand, anche se al momento gli orologi smart sembrano avere maggiori chance di successo presso il pubblico (nordamericano e non) grazie a un prezzo sicuramente inferiore.
In attesa che Glass passi dagli early adopter (chiamati “esploratori” da Google) al mercato mainstream, i ricercatori continuano a sfornare nuove tipologie di applicazione degli occhialini hi-tech: al Fraunhofer Institute adottano il sistema SHORE (Sophisticated High-speed Object Recognition Engine) al “glassware” (le app per Glass) per riconoscere stati d’animo, sesso ed età da espressioni e lineamenti facciali, mentre al MIT studiano un modo per usare Glass nell’ identificazione dei livelli di stress e nella formulazione di consigli per le pratiche di fitness più adeguate.
I ricercatori continuano a essere entusiasti di Glass ma gli utenti ordinari potrebbero non esserlo affatto: a questa seconda categoria si rivolge un prodotto come Cyborg Unplug . Nato da un esperimento dell’artista berlinese Julian Oliver, il dispositivo è in grado di identificare droni, videocamere di sicurezza, microfoni nascosti o appunto unità Glass nelle vicinanze e impedirne la connessione alla rete WiFi domestica. Volendo Cyborg Unplug si può anche usare come sistema di “jamming” per impedire la connessione a qualsiasi rete WiFi presente nelle vicinanze, ma questo genere di operazione è probabilmente illegale, avverte Oliver.
Alfonso Maruccia