FBI, pronto il database dei volti

FBI, pronto il database dei volti

Il Bureau statunitense annuncia l'entrata in funzione del nuovo sistema di identificazione biometrica, basato su un imponente e sempre crescente archivio di tratti facciali, ma non solo. Gli attivisti vogliono vederci chiaro
Il Bureau statunitense annuncia l'entrata in funzione del nuovo sistema di identificazione biometrica, basato su un imponente e sempre crescente archivio di tratti facciali, ma non solo. Gli attivisti vogliono vederci chiaro

Dall’FBI arriva la conferma della sopraggiunta “piena operatività” del Next Generation Identification System (NGIS), programma di identificazione biometrica destinato a soppiantare il vecchio controllo delle impronte digitali (Integrated Automated Fingerprint Identification System o IAFIS) e a trarre vantaggio della tecnologia moderna oggi a disposizione di tutti.

Il nuovo sistema era già atteso da tempo , e permetterà ora alle autorità federali di catturare e raccogliere decine di milioni di volti (per la precisione 52 milioni entro la fine del 2015) di altrettanti cittadini statunitensi. E non verranno archiviati solo volti , visto che il database Interstate Photo System (IPS) potrà contenere anche tatuaggi, scansioni dell’iride e qualsiasi altro segno biometrico “qualificante” utile a identificare una persona.

IPS è parte integrante di NGIS assieme a Rap Back, altro programma che entra in funzione assieme al database biometrico con l’obiettivo di controllare il passato criminale dei cittadini posti in cariche civili particolarmente sensibili, come nel caso dei docenti scolastici.

L’FBI è ovviamente pronta a scommettere sulle percentuali di successo nei riconoscimenti facciali a mezzo NGIS, con la speranza di ripetere altri clamorosi successi come quello del fuggitivo recentemente scovato in Nepal dopo una caccia durata 14 anni.

Chi non è invece pronto a giocarsi tutto sulle capacità di NGIS sono gli attivisti di EPIC, che già in passato hanno ottenuto documenti riservati sulle percentuali di errore della tecnologia di riconoscimento facciale (20 per cento) e che ora esortano le autorità USA a predisporre un nuovo controllo sul sistema.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
17 set 2014
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