A Elon Musk proprio non piace l'intelligenza artificiale

A Elon Musk proprio non piace l'intelligenza artificiale

Il fondatore di Tesla e SpaceX non riesce a non temere i computer dotati di consapevolezza di sé. Ma le sue paure non sono condivise da tutti: Google, per esempio, ci investe i suoi soldi
Il fondatore di Tesla e SpaceX non riesce a non temere i computer dotati di consapevolezza di sé. Ma le sue paure non sono condivise da tutti: Google, per esempio, ci investe i suoi soldi

Elon Musk interviene ancora una volta sul tema dell’intelligenza artificiale, una questione che alimenta un dibattito acceso e che nel caso di Musk ha i contorni di un vero e proprio rischio per la sicurezza della società umana nel suo complesso. Intervenendo in occasione del Centennial Symposium organizzato dal MIT (dipartimento “Aeronautica e Astronautica”), Musk ha paragonato l’IA a un vero e proprio “demone”, un mostro soprannaturale che i ricercatori stanno provando a evocare e che, prevedibilmente, non potrà essere più controllato una volta divento autocosciente.

Non è la prima volta che Musk, un imprenditore in stile “Iron Man” (il film, più che il fumetto), dichiara di aver paura delle macchine con una consapevolezza di sé. E tuttavia continua a investire nel settore, con applicazioni pratiche già presenti sul mercato sotto forma di sistemi “assistiti” (di guida, parcheggio e altro) integrati nella auto elettriche marcate Tesla. Si tratta di investimenti tesi a tenere sotto controllo l’evocazione del demone della IA, dice Musk, e per quanto riguarda una possibile soluzione al rischio delle macchine autocoscienti l’imprenditore evoca un intervento regolatorio più incisivo da parte delle autorità USA e internazionali in ambito ICT.

Il momento della singolarità (quando l’intelligenza umana e quella artificiale si confronteranno da pari a pari) evocato dal futurologo/santone tecnologico Ray Kurzweil viene tuttavia messo in dubbio da esperti del settore IT come Mike Jordan, in un’ intervista molto critica sulle presunte qualità miracolistiche di tecnologie quali cloud e Big Data poi parzialmente corretta e smentita dallo stesso Jordan.

Chi nelle nuvole vaporose delle macchine intelligenti, always-on e quasi onnipotenti ci sguazza è sicuramente Google, che non a caso ha annunciato l’ acquisizione di forze fresche per le ricerche su machine learning e affini della sua divisione DeepMind prese direttamente alla fonte, vale a dire dal Dipartimento di Informatica della Oxford University.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
28 ott 2014
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