GCHQ: la Silicon Valley e il male della Rete

GCHQ: la Silicon Valley e il male della Rete

Il vertice dello spionaggio britannico chiama a raccolta le società tecnologiche americane: collaborate e smettetela di favorire il lavoro sporco di criminali e terroristi. Parole offensive, rispondono gli attivisti
Il vertice dello spionaggio britannico chiama a raccolta le società tecnologiche americane: collaborate e smettetela di favorire il lavoro sporco di criminali e terroristi. Parole offensive, rispondono gli attivisti

Un nuovo caso di radicalizzazione della realtà, tratteggiata come uno scenario di lotta tra buoni e pericolosi pedoterrosatanisti del Web, nasce dalle parole di Robert Hannigan che, fresco di nomina a direttore del Government Communications Headquarters (GCHQ) britannico, se la prende con le società tecnologiche statunitensi per il loro lassismo, anzi, il collaborazionismo a favore terroristi e criminali che agiscono in Rete.

In un corsivo pubblicato sul Financial Times , Hannigan se la prende con il “settore privato” e la scarsa collaborazione che le corporation della Silicon Valley hanno sin qui garantito al GCHQ e al suo ben noto equivalente a stelle e strisce (NSA).
Le aziende di rete pretenderebbero di essere solo dei “canali neutrali” attraverso cui passano i dati degli utenti, sostiene Hannigan, ma in realtà i server di Google, Amazon, Microsoft e compagnia ospitano “materiale dell’estremismo violento o dello sfruttamento di minori” e sono dei “facilitatori di crimine e terrorismo”.

Nelle parole di Mr. GCHQ si legge il vecchio adagio dei pedoterrosatanisti del Web, e dei complici delle loro azioni malvagie: ad agevolarli sono le nuove posizioni in difesa della privacy assunte da colossi come Apple e Google.

Hannigan si riferisce naturalmente alla crittografia dei dati personali attivata di default sui nuovi sistemi operativi mobile (Android 5.0, iOS 8.1), una caratteristica che in passato era accessibile solo ai criminali e alle nazioni più sofisticate e che ora è disponibile anche al newbie della porta accanto.

L’idea che la crittografia dei dati e le misure di sicurezza offerte dalle grandi aziende telematiche rappresentino una risposta allo spionaggio e al tecnocontrollo mondiali di NSA e GCHQ non sfiora minimamente i pensieri del capo di GCHQ, che anzi rilancia: i colossi tecnologici devono collaborare con noi e i nostri alleati spioni (“agenzie di intelligence governative”, dice Hannigan) per far sentire più sicuri i loro clienti. Proprio così.

Una censura netta delle parole di Hannigan arriva dal gruppo di attivisti di Open Rights Group (ORG), che a stretto giro di posta risponde al corsivo del capo di GCHQ parlando di dichiarazioni “offensive”. Il “dibattito maturo” sulla privacy evocato da Hannigan sarebbe favorito prima di tutto dalla verità e dalla trasparenza sulla schedatura digitale della popolazione britannica messa in atto dal GCHQ, dice ORG.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
5 nov 2014
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