Roma – L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha annunciato il “touchdown” di Philae, il lander della missione Rosetta che è arrivato sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko dopo una discesa di svariate ore con tanto di ricordi fotografici . Un atterraggio che in realtà non è stato proprio “dolce”, e che potrebbe compromettere gli obiettivi più importanti della missione.
La prima parte del viaggio di Rosetta si è in ogni caso conclusa con successo , e i ricercatori di ESA (italiani compresi) non hanno nascosto l’entusiasmo per la portata storica dell’impresa: per la prima volta una sonda atterra su una cometa, dopo un viaggio durato 10 anni e miliardi di chilometri macinati nello spazio interplanetario del Sistema Solare.
In realtà, archiviati i festeggiamenti iniziali, la situazione di Philae è apparsa molto più incerta di quanto il momento del touchdown ha lasciato credere: i dati di telemetria inviati a Terra dal lander (tramite il relay di Rosetta in orbita intorno a 67P e dopo un viaggio di circa mezz’ora alla velocità della luce) hanno registrato uno, due e infine tre atterraggi separati , segno del fatto che l’arrivo di Philae sulla cometa è avvenuto a balzi successivi, con un intervallo di due ore intercorso tra il primo atterraggio e il successivo.
Philae si trova ora sulla superficie di 67P ma non è in una situazione di completa sicurezza : ESA spiega che il fatto è avvenuto in conseguenza di due malfunzionamenti successivi , uno del razzo montato sulla sommità del lander e l’altro degli arpioni che avrebbero dovuto “saldare” la sonda alla cometa. Entrambi non si sono azionati, pertanto l’intero posizionamento è piuttosto precario.
Philae è atterrata, insomma, ma si trova in una posizione malferma: la situazione del lander appare al momento stabile e il rilievo dei dati scientifici è già in corso, ma il futuro prossimo della missione Rosetta potrebbe essere agrodolce più che entusiasmante. Uno degli obiettivi principali del progetto, vale a dire il sondaggio diretto della superficie di 67P tramite apposito scavo verticale, risulterebbe impossibile da portare a termine senza un ancoraggio fermo di Philae: i tecnici sono al lavoro per valutare la possibilità di provare a far “sparare” gli arpioni, ma si tratta di una manovra rischiosa che in quasi totale mancanza di peso potrebbe anche causare conseguenze imponderabili per il posizionamento del lander.
Infine, la sonda potrebbe essere finita anche all’ombra di una sorta di piccolo promontorio sulla superficie della cometa, rendendo di fatto impossibile ricaricare efficacemente le batterie della sonda tramite i pannelli fotovoltaici e condannandola a una lenta agonia. Tutte queste variabili stanno venendo analizzate e tutti i dati acquisiti passati in rassegna per determinare al meglio come proseguire e quali siano le effettive prospettive che attendono Philie nei prossimi giorni e settimane.
Alfonso Maruccia