Oggi è il Safer Internet Day, la giornata mondiale dedicata alla sicurezza online: come ogni anno si concentrano in questo giorno iniziative, studi e messaggi per promuovere la sicurezza online ed in particolare la responsabilizzazione presso i più giovani.
Il tema di quest’anno è “Costruiamo insieme una rete migliore”: l’European Schoolnet e
INHOPE ( International Association of Internet Hotlines ) hanno coordinato insieme allo European network of Safer Internet Centres le diverse iniziative. Marc Durand di European Schoolnet ha sottolineato che “i diversi soggetti privati di tutto il mondo possono e devono collaborare con quelli pubblici per costruire un ambiente digitale rassicurante per tutti; uno spazio online dove i bambini ed i ragazzi possano sentirsi sicuri nello sviluppare i propri interessi, i propri punti di vista e le proprie idee, un ambiente rispettoso ed aperto al dialogo”.
Per quanto riguarda l’Italia – sottolinea un rapporto presentato da Intel – il 27 per cento degli utenti mobile non protegge con codice PIN o password il proprio smartphone e quasi la metà permette alle proprie app di accedere a fotografie ed informazioni di contatto, e addirittura il 60 per cento consente alle app di accedere alla propria posizione: atteggiamenti e modi di pensare che mettono in luce con quanta leggerezza a volte ci si relazioni alla pur temuta questione della sicurezza online ed alla privacy, anche tra gli adulti.
Per l’occasione il MIUR, coordinatore del progetto SIC – Safer Internet Centre (Generazioni Connesse) – ha promosso , in collaborazione con Polizia di Stato, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Save the Children, Telefono Azzurro, Facebook e Google, una giornata di formazione , intrattenimento e dibattito sul rapporto tra web e nuove generazioni cui hanno partecipato centinaia di alunni delle scuole lombarde e che aveva proprio lo scopo di cercare di educare a questi temi, che da qualsiasi punto si guardino rappresentano minacce conosciute, a parole temute, ma alla prova dei fatti sottovalutate.
Così, tra i rapporti presentati vi è l’indagine del Moige sull’uso di Internet da parte dei minori: secondo quanto si legge in esso un minore su tre fa nuove conoscenze online e accetta amicizie da estranei .
La questione è legata a doppio filo – riferisce il Movimento Genitori – al fenomeno del cyberbullismo, che secondo i dati forniti dalla Polizia Postale ha mietuto nel 2014 345 vittime tra i minori: in realtà, poi, lo studio sembra ricomprendere in questa categoria diversi illeciti diversi tra loro, dai 114 casi (un terzo delle vittime) che hanno subito un furto di identità sui social network, alle 41 vittime di ingiurie via email, passando per gli 82 casi di diffamazione online.
La ricerca effettuata dal Moige mette inoltre in luce come navighino abitualmente 9 ragazzi su 10, con un quinto di loro che afferma di restare connesso per più di 3 ore al giorno . Tra coloro che dispongono di un computer a casa il 32 per cento ha una postazione per connettersi dalla propria stanza e 6 intervistati su 10 dichiarano, inoltre, di utilizzare Internet da soli. Sul fronte delle famiglie, inoltre, 4 genitori su 10 non danno alcun limite di tempo alla connessione dei figli, mentre nel 23 per cento dei casi lo fanno “raramente”. Tutte situazioni contro cui il Moige punta il dito, sottolineando come sia importante il ruolo di genitori ed educatori nel rapporto dei più piccoli con la Rete, che necessitano di protezioni soprattutto se si ritrovano ad aver a che fare con predatori sessuali online o altri episodi di violenza. Che si possono riversare anche nei rapporti non mediati dalla Rete: nel 19 per cento dei casi i ragazzi confessano di aver incontrato le persone conosciute online, il 13 per cento ha fatto del “sexting”, e 6 ragazzi su 10 sottostimano la reale gravità della situazione affermando senza problemi di essersi divertiti nel ricevere o inviare foto o video “hot”.
Nonostante questi pericoli, d’altronde, la socializzazione resta la motivazione principale per cui i giovani vanno online: il 30 per cento dichiara di intraprendere “sempre” o “spesso” nuove amicizie in Rete. Oltretutto in assenza di salvaguardie: solo 1 ragazzo su 3 afferma di non utilizzare mai la propria identità in Rete o di farlo raramente; un dato che si rapporta specularmente al 37 per cento di coloro che confermano di aver fatto amicizia con perfetti sconosciuti.
Confermano indirettamente tutti questi dati anche le percentuali della ricerca (che ha coinvolto circa 8mila studenti) sul rapporto Internet-studenti redatta da Skuola.net in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze e Università degli Studi La Sapienza di Roma: i teenager passano più tempo online (superiore alle cinque ore) che a scuola, e negli ultimi anni è triplicata la percentuale di under 13 cui viene regalato il primo smartphone. Anche per Skuola.net gli adulti (genitori o professori) restano nella maggior parte dei casi all’oscuro delle attività online dei giovani.
Sulla stessa linea, Save the Children , che sottolinea anche che se da un lato diminuiscono i ragazzi che affermano che sono ancora diffusi l’invio e la ricezione di messaggi con riferimenti al corpo o all’affettività sui social network, dall’altro aumenta il numero di quelli che – secondo quanto riferiscono gli intervistati – si danno appuntamento di persona con qualcuno conosciuto su Internet (35 per cento nel 2015, più 7 punti percentuali dal 2013) e quelli che affidano loro il proprio numero di cellulare (39 per cento nel 2015, più 6 punti percentuali dal 2013).
Save the Children però sottolinea anche come vi siano 452mila adolescenti che non hanno mai avuto accesso ad Internet : un aspetto del digital divide che rischia di creare un solco incolmabile e che riguarda una percentuale più elevata nel Sud e nelle Isole (il 17,4 per cento, 270mila) e gli adolescenti che dichiarano di vivere in condizioni economiche “assolutamente insufficienti” (22,7 per cento) o con “risorse scarse” (14,2 per cento).
Oltre ad offrire visibilità a questi studi, la giornata istituzionale – in generale – rappresenta l’occasione per tutte le aziende del settore per mostrare il proprio impegno su tali temi e dati.
Google, per esempio, ha colto l’occasione per invitare gli utenti a controllare la sicurezza del proprio account e ha riportato i dati di un sondaggio Gallup di ottobre 2014 che ricorda come si tema di più l’accesso illegale alle proprie caselle online che alla propria abitazione. Anche Facebook – che presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca ha organizzato insieme a Google un convegno supportato dal Ministero dell’Istruzione – è intervenuta sottolineando che in Italia come nel resto del mondo “lavoriamo con istituzioni, associazioni ed esperti per aiutare gli utenti giovani e meno giovani a prevenire, riconoscere e affrontare i potenziali rischi legati alla navigazione online, così da poter sfruttare le grandi opportunità che ci offre la Rete”.
Claudio Tamburrino