La Direzione Generale dell’Informatica (DIGIT) della Commissione Europea ha pubblicato il suo nuovo piano strategico per incrementare l’uso delle soluzioni open source in sede comunitaria, Un piano che copre un arco di quattro anni (2014-2017) e che prevede anche una partecipazione attiva della UE alla community del FOSS.
La strategia aggiornata di DIGIT stabilisce, tra l’altro, che la Commissione dovrà usare software che supporta specifiche e formati ben documentati e preferibilmente open, e dovrà servizi di standard già ampiamente utilizzate per migliorare l’interoperabilità (un fattore fondamentale per la UE, si spiega).
Il software open dovrà rappresentare la scelta privilegiata (laddove possibile) per lo sviluppo interno di nuovi sistemi informatici, dice ancora DIGIT, e le soluzioni FOSS dovranno essere trattate allo stesso livello durante la selezione del software da acquisire per far funzionare la macchina comunitaria.
Seguendo i principi della nuova strategia di DIGIT, la UE dovrà trasformarsi in via definitiva da utilizzatore passivo di software FOSS a contributor attivo ai progetto open adoperati a Bruxelles; un maggior numero di software utilizzati dalla UE dovranno poi essere distribuiti sotto licenza open.
Il piano strategico di DIGIT è stato accolto con molto favore da OpenForum Europe , mentre la divisione europea della Free Software Foundation si dimostra più timida e parla di una semplice dichiarazione di intenti più che di una rivoluzione copernicana in chiave open.
Quel che è certa è la crescente approvazione degli standard e del software FOSS da parte delle istituzioni, tanto che le associazioni di categoria si spingono sempre più in là con le proposte – chiedendo alla UE di abbandonare il formato PDF in favore di HTML5 e XForms – e colossi del software come Microsoft sono costretti ad adottare ODF 1.2 (sulla suite ad abbonamento Office 365) per poter continuare a fare affari con il governo britannico .
L’accelerazione sull’uso del FOSS non è certamente un fenomeno solo europeo, visto che anche in India le autorità hanno deciso di adottare in via esclusiva il software open source nello sviluppo di applicazioni, software e servizi governativi.
Alfonso Maruccia