Copyright, nemmeno il trattore è dell'agricoltore

Copyright, nemmeno il trattore è dell'agricoltore

General Motors e il produttore di macchine agricole John Deere rivendicano la proprietà intellettuale sugli automezzi che vendono: il software che li anima non va manipolato dall'utente, che deve limitarsi a fruirne
General Motors e il produttore di macchine agricole John Deere rivendicano la proprietà intellettuale sugli automezzi che vendono: il software che li anima non va manipolato dall'utente, che deve limitarsi a fruirne

Il produttore di macchine agricole John Deere e la casa automobilistica General Motors hanno rivendicato il controllo sulla proprietà intellettuale dei software incorporati nei mezzi venduti ai propri clienti . La questione della definizione della proprietà sconfina dunque dal mercato dei contenuti digitali.

Seguendo le logiche del diritto d’autore, che protegge negli Stati Uniti i software oltre che i brevetti, le due produttrici di macchine vorrebbero estendere le loro possibilità di controllo sui prodotti una volta venduti, reclamando ancora la proprietà delle componenti intellettuali ed impedendo di conseguenza agli utenti/acquirenti di mettervi mano.

Accanto a John Deere e General Motors, peraltro, si è schierata l’associazione dei produttori di automobili Automaker’s Alliance , che ha cercato di giustificare la rivendicazione con la necessità di monitorare la componente software installata sulle vetture, sempre più legata ad esigenze normative stringenti . Insomma, bisogna impedire agli utenti di aggiungere o rimuovere funzioni e componenti per non rischiare di mettere in pericolo loro stessi o gli altri.

In realtà, ad essere minacciato, secondo osservatori e gruppi a sostegno dei diritti dei cittadini, è il concetto stesso di proprietà : c’è una diversa modulazione di possibilità e diritti nel caso della vendita di un bene (per cui c’è trasferimento di proprietà), del suo affitto o dell’offerta di un servizio. Ma questo confine è sempre più sfumato a causa dell’estensione dei diritti legati alla proprietà intellettuale.
Un esempio di questa modulazione di diritti e libertà è il mercato dell’usato: se per quanto riguarda i beni analogici gli acquirenti possono scegliere di rivenderli in forza del principio dell’esaurimento del diritto, gli stessi beni – come un libro o una canzone – se in formato digitale non generano il medesimo diritto.

Nel caso specifico delle richieste del mercato automobilistico si tratterebbe della conseguenza di della normativa statunitense sul diritto d’autore nell’era digitale , il Digital Millennium Copyright Act ( DMCA ), ed in particolare della Section 1201 , uno degli articoli che limitano le libertà degli utenti di contenuti tutelati dalla proprietà intellettuale. In esso si legge infatti che “nessuno deve aggirare una misura tecnologica che controlla efficacemente l’accesso ad un’opera protetta da questa normativa”.

D’altra parte anche in Europa Renault sta cercando di far passare un’interpretazione simile del diritto d’autore, in modo tale da ottenere il diritto di sospendere la funzionalità dell’automobile in caso di conflitto, per esempio un’insolvenza, col guidatore. Al contempo uno dei punti maggiormente contestati dei trattati bilaterali ACTA prevedeva proprio l’ estensione al Vecchio Continente delle previsioni a stelle e strisce che limitassero l’aggiramento dei sistemi DRM .

La questione negli States è già arrivata al Congresso, dove il senatore Ron Wyden ed il deputato Jared Polis hanno cercato di correggere tale impostazione della normativa con una proposta di legge intitolata Breaking Down Barriers to Innovation Act , che estende le eccezioni alla prescrizione anti-aggiramento ed in generale codifica come legali gli aggiramenti delle misure tecnologiche condotti per fini non illeciti, come per esempio questioni attinenti la privacy, la liberà espressione delle idee, la ricerca scientifica, la sicurezza o il reverse engineering.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 30 apr 2015
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