Wikileaks, anticipazioni di TISA

Wikileaks, anticipazioni di TISA

Il sito delle delazioni svela l'avanzamento del trattato che riforma il settore dei servizi a livello globale incorporando il concetto di libera circolazione dei dati gestiti online. Tra dubbi in materia di privacy e codice FOSS, c'è chi teme il ritorno di ACTA
Il sito delle delazioni svela l'avanzamento del trattato che riforma il settore dei servizi a livello globale incorporando il concetto di libera circolazione dei dati gestiti online. Tra dubbi in materia di privacy e codice FOSS, c'è chi teme il ritorno di ACTA

Wikileaks ha pubblicato nuovi documenti riservati delle negoziazioni in corso relative al Trade In Services Agreement ( TISA ), il trattato inter-governativo globale e segreto per riformare la normativa legata al settore dei servizi al di fuori dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, dal commercio marittimo all’e-commerce.


Su TISA stanno discutendo 24 diversi paesi, tra cui Messico, Canada, Australia, Pakistan, Taiwan, Unione Europea, ma anche Svizzera, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Israele, Turchia e Giappone, nonché gli Stati Uniti, considerati i principali sostenitori del progetto di accordo internazionale: scopo principale del trattato è la possibilità di raggiungere un accordo per la libera circolazione dei servizi, ma sembra in gran parte un mezzo per imporre la visione e le richieste a stelle e strisce, almeno secondo i suoi detrattori.

È proprio questo l’ aspetto maggiormente sottolineato dagli oppositori del TISA fin dalle prime indiscrezioni. E tale impressione non sembra smentita neanche dalle nuove rivelazioni : la logica alla base del trattato è sempre quella della liberalizzazione , un elemento caratterizzante l’economia americana, ma che rischia di creare vuoti e mancanza di tutele se inoculata in sistemi diversi, come quello europeo o quello giapponese.
Nei documenti ora pubblicati, per esempio, il Governo nipponico esprime perplessità circa la possibilità prevista dal TISA che professionisti stranieri offrano i propri servizi in un paese senza bisogno di una presenza fisica sul territorio nazionale: un obbligo spesso richiesto per assicurare la protezione del consumatore.

Sono diverse, dunque, le critiche mosse nei confronti del trattato: Wikileaks in primis parla di “Grande Fratello del TPP”, il Trans-Pacific Partnership , altro accordo per il libero commercio che vede sedere al tavolo circa la metà dei paesi (tra cui sempre USA ed Europa) e che affronta la questione della proprietà intellettuale: insieme TPP, TISA e TTIP costituirebbero l’eredità del mai nato ACTA , stroncato proprio dalle opposizioni alle imposizioni a stelle e strisce.

In particolare appare rilevante ed esemplificativo il trattamento previsto per l’ecommerce e per la questione ad esso legata del trasferimento dai dati degli utenti , argomento che si sta dibattendo anche nel contesto UE: l’art. 2.1 dell’ allegato che si occupa di tali aspetti proibisce ai membri dell’accordo di “impedire ai fornitori di servizio provenienti da paesi facenti parti del TISA di accedere, trasferire o conservare i dati dei propri utenti e le informazioni personali ad essi collegate fuori dal proprio territorio, se tale attività è effettuata in connessione con il proprio business”, mentre l’art. 9.1 proibisce in generale di richiedere la localizzazione dei server dove sono conservati i dati gestiti sul proprio territorio.
Una disposizione che, per esempio, impedirebbe agli stati membri UE di richiedere alle aziende a stelle e strisce come Google e Facebook di conservare dati su server localizzati nel Vecchio Continente e quindi sottoposte alla normativa di accesso e conservazione locale i dati dei cittadini europei.

Suscita perplessità anche l’articolo 6 del trattato, che stabilisce che, per il software “dedicato al mercato di massa”, ma non quello “usato per infrastrutture critiche”, “nessuno stato possa richiedere il trasferimento o l’accesso al codice sorgente, come condizione indispensabile per fornire servizi correlati al software nel proprio territorio”. Questa clausola, proposta dal Giappone e per ora parziale, se da un lato potrebbe scongiurare lo spalancarsi di backdoor a favore dell’intelligence e delle istituzioni, potrebbe altresì impedire ai governi di imporre l’adozione di software FOSS .

L’altro punto fortemente criticato dell’accordo è, come per ACTA, la sua segretezza, imposta con accordi di riservatezza anche dopo la sua approvazione da parte di alcune delle parti: anche per questo Wikileaks si impegna direttamente offrendo ricompense in contanti per leak su tali accordi per il libero commercio.

Anche l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha espresso a tal proposito preoccupazione, in particolare per “il potenziale effetto negativo sui diritti umani” ed in generale sulla vita di lavoratori e cittadini.

Un esempio tra i documenti del TISA rivelati ora da Wikileaks è la parte del negoziato relativa al trasporto aereo, che prevede un’ulteriore liberalizzazione di servizi cruciali come riparazione degli aerei, manutenzione e dei servizi negli aeroporti. Senza peraltro prevedere alcuna discussione sugli standard di sicurezza (parola mai menzionata nelle tre pagine relative a tale settore).

Quando si parla di libera circolazione, d’altra parte, si tratta non solo di regolamentare la circolazione dei dati e dei beni digitali, ma anche di disposizioni in materia di lavoro e lavoratori : altro capitolo che fa discutere del trattato è infatti quello relativo alla mobilità dei lavoratori impiegati nelle aziende che vendono servizi privati in diversi settori tra cui contabili, medici, dentisti, veterinari, fisioterapisti, infermieri, architetti, ingegneri, ricercatori, pubblicitari, programmatori, edili, raccolta dei rifiuti, addetti al settore turistico e sportivo.

Si tratta di questioni determinanti nella vita quotidiana come l’abbassamento – spiega l’Alto Commissario delle Nazioni Unite – della “soglia della protezione della salute, della sicurezza alimentare, delle condizioni di lavoro, soddisfacendo gli interessi di business di monopoli farmaceutici ed estendendo la protezione della proprietà intellettuale” (un riferimento, quest’ultimo, in particolare al TTIP).

I sostenitori dell’accordo si sono fatti sentire in sua difesa: per l’Europa ad intervenire è l’ex vicepresidente della Commissione Europea Viviane Reding, ora parlamentare e relatrice UE per TISA, che, nonostante lo scorso gennaio abbia riferito che l’accordo non avrebbe dovuto includere un capitolo sulla mobilità delle persone fisiche e che la deregolamentazione non avrebbe dovuto andare così in avanti fino ad aprire le porte in settori come le costruzioni ed i trasporti, “perché sarebbe davvero dannoso per la competizione, per la salute e la sicurezza dei lavoratori”, ora parla semplicemente di un’opportunità per modellare la globalizzazione” e respingendo le accuse di una globalizzazione selvaggia ed una corsa sfrenata verso una competizione ingiusta.

La stessa Reding ha spiegato che l’accordo non nasce dalla segretezza ma che lei stessa ha creato fin dal luglio 2014 un gruppo di monitoraggio nel Parlamento europeo per ottenere informazioni dalla Commissione Europea ed influenzare il lavoro di chi sta negoziando il TISA per conto di Bruxelles.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 5 giu 2015
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