Swift, Apple si dà all'open source

Swift, Apple si dà all'open source

Cupertino è pronta a trasformare il suo nuovo linguaggio di programmazione in un progetto FOSS, una mossa apparentemente ispirata alla volontà di diffondere la buona novella di Swift per mari, monti e sistemi Linux
Cupertino è pronta a trasformare il suo nuovo linguaggio di programmazione in un progetto FOSS, una mossa apparentemente ispirata alla volontà di diffondere la buona novella di Swift per mari, monti e sistemi Linux

Tra gli annunci di un certo peso che arrivano dalla WWDC 2015 , quello sulla conversione di Swift in un progetto open source è certamente uno dei più interessanti. Per lo meno dal punto di vista degli sviluppatori, a cui verranno presto garantite nuove opportunità dentro e (soprattutto) fuori il giardino recintato dell’ecosistema Apple.

Swift è un linguaggio di programmazione compilato presentato da Cupertino esattamente un anno fa, pensato come alternativa resiliente, sicura e “concisa” ad Objective-C per lo sviluppo di codice e app native sui gadget iOS e i Mac OS X; col tempo, la tecnologia si è imposta come scelta prediletta per la realizzazione di app da parte della maggioranza di coder della Mela.

Fuori dai confini dei dispositivi marcati Apple, però, di Swift si è quasi sentito parlare. Ora, però, Cupertino promette di voler cambiare in maniera radicale lo stato delle cose trasformando Swift in un progetto a codice aperto, rilasciando il codice del compilatore e della libreria standard per l’adozione del linguaggio su altre piattaforme.

Swift è la prossima star nel mondo dei linguaggi di programmazione, dice il management di Apple, e la distribuzione del codice sorgente sotto una licenza open dovrebbe far sì che la tecnologia si adatti a “girare dovunque” oltre a iOS e OS X – su Linux, certo, ma volendo anche su Windows.

Cupertino non fornisce tempistiche precise per la conversione FOSS di Swift, limitandosi a indicare un non meglio precisato periodo dell’anno in corso. Né offre dettagli riguardo al tipo di licenza, ancora ignoto e per ora definito “OSI-approved permissive license”, scelta da cui probabilmente dipenderanno le sue sorti.
Quel che è certo è che Apple è solo l’ultimo colosso dell’IT e dell’elettronica di consumo, in ordine di tempo , ad abbracciare la filosofia open source nell’ambito dello sviluppo software.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 9 giu 2015
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