Ashley Madison, denunce come se piovesse

Ashley Madison, denunce come se piovesse

Fornitori di hosting e siti che promettono dettagli sulle identità rubate sono stati chiamati in causa per ripagare i danni inferti agli utenti, anche se della ripubblicazione di dati personali non c'è traccia
Fornitori di hosting e siti che promettono dettagli sulle identità rubate sono stati chiamati in causa per ripagare i danni inferti agli utenti, anche se della ripubblicazione di dati personali non c'è traccia

Non è solo sul sito ashleymadison.com e sui suoi gestori che si sono riversate le rivendicazioni dei fedifraghi cittadini della Rete smascherati dal crack di cui si è appreso nel mese di luglio: le denunce fioccano sui servizi che maneggiano i dati che stanno rimbalzando in Rete dopo il dump ad opera dei cracker e su coloro che gli forniscono spazio online. E ce n’è anche per l’esperto di sicurezza Brian Krebs, che frugando fra i dati ha rivenuto e reso pubblici certi retroscena riguardanti il management dell’azienda.

Non hanno un nome ma sono affiancati da legali senza scrupoli i componenti del manipolo che presso un tribunale dell’Arizona hanno sporto denuncia contro i gestori dei siti ashleymadisonpowersearch.com e adulterysearch.com , di ashleymadisoninvestigations.com , di greyhatpro.com , che vendono dei servizi a favore degli utenti intimoriti dalla pubblica gogna del dump. Il documento depositato in tribunale chiama in causa anche Amazon Web Services e GoDaddy.com, che forniscono spazio web ai suddetti siti , e contro altri 16 soggetti che “si ritiene abbiano partecipato al traffico dei dati rubati”. Tutti sono accusati di ospitare dei dati “rubati o ottenuti in un modo che si può definire furto” rendendosi complici delle violazioni e traendone un vantaggio economico, con l’effetto (e l’intento, si rimarca nelle denuncia) di creare presso gli attori della denuncia un profondo disagio emotivo. La negligenza mostrata nel rimuovere i dati varrebbe 3 milioni di dollari di danni.

Nella denuncia si riferisce di come i fornitori di servizi e i siti siano stati invitati alla rimozione dei dati rubati: quello che però i legali non si sono premurati di dimostrare è la presenza o meno dei dati sui siti chiamati in causa, e sui server dei servizi a cui si appoggiano. Siti come ashleymadisonpowersearch.com e ashleymadisoninvestigations.com vendono informazioni e consulenza riguardo alle identità rivelate ma dichiarano esplicitamente di non ospitare i dati , e di non conservarli su alcun servizio online.
Le istanze di questa denuncia, a parere degli osservatori , si disperderanno verosimilmente nel polverone sollevato dopo la diffusione di dati tanto sensibili.

Dati che includevano altresì un corposo archivio di email scambiate dai dirigenti di Ashley Madison, attentamente anlizzato dal ricercatore di sicurezza Brian Krebs. I dettagli emersi dalle conversazioni ai vertici del sito di incontri, che delineano tutti i presupposti di un’operazione di cracking nei confronti di un concorrente, non sono stati risparmiati dalle cronache di Krebs: ora sull’esperto di sicurezza pende la minaccia di una denuncia per diffamazione.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
14 set 2015
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