UE, nuovo copyright per il mercato digitale

UE, nuovo copyright per il mercato digitale

La Commissione Europea riavvia il dibattito con un documento da cui partire per armonizzare il copyright nel Vecchio Continente discutendo di geoblocking e di link come violazioni, di responsabilità degli intermediari ed eccezioni
La Commissione Europea riavvia il dibattito con un documento da cui partire per armonizzare il copyright nel Vecchio Continente discutendo di geoblocking e di link come violazioni, di responsabilità degli intermediari ed eccezioni

Dalla Commissione Europea, in un documento trapelato online, emergono le istanze sulla base delle quali intende delineare il percorso che dovrebbe portare alla modernizzazione della normativa europea relativa al copyright/diritto d’autore .

L’impegno prosegue nel solco che ha portato lo scorso Maggio la Commissione a redigere la Digital Single Market Strategy (DSMS) nella quale le istituzioni europee promettono politiche ed interventi legislativi in diverse aree tra cui quella della proprietà intellettuale. Allora, e successivamente con il voto al report Reda, la Commissione prometteva di introdurre una forma di copyright comunitario, vietare i blocchi regionali (che impediscono la diffusione di un determinato contenuto a seconda del Paese Membro interessato) e riaprire il dibattito relativo al ruolo degli intermediari ed alle piattaforme online nell’ottica di stabilire forme di intervento nei confronti dei contenuti trovati in violazione.

Impegni, tuttavia, che portati avanti con l’intenzione di introdurre una normativa unica di settore forse erano troppo ambiziosi, considerando un panorama della materia ancora troppo frastagliato: basta pensare alla differenze basate sulla diversa filosofia del diritto d’autore e del copyright (uno destinato a proteggere più l’autore, l’altro il detentore di diritti sulle copie) o alla gestione dei diritti ripartita su base regionale sotto un monopolio de facto delle collecting society nazionali. Tutto questo ha significato finora un certo stallo che ha impedito alle istituzioni europee di andare oltre a due consultazioni pubbliche su tali argomenti.

Rispetto ai precedenti tentativi, dunque, la Commissione sembra ora aver rinunciato a presentare una proposta legislativa onnicomprensiva per la modernizzazione della materia entro il 2015, concentrandosi piuttosto sul delineare una serie di principi-quadro entro cui riorganizzare il settore europeo: nel documento trapelato online e pubblicato da IPKat si legge che “una piena armonizzazione del copyright all’interno dell’Unione europea, nella forma di un codice del copyright unico con una forma sola di protezione, richiederebbe cambiamenti sostanziali anche rispetto a come le regole finora funzionano”. Così, l’idea è ora quella di trovare l’accordo su alcuni argomenti considerati determinanti ai fini di un mercato comune, lasciando l’armonizzazione come obiettivo a lungo termine.

Il geoblocking e le licenze multiterritoriali
Per avere un mercato comune dei beni materiali, il punto principale è quello legato alla “portabilità” dei beni immateriali ed agli ostacoli che questa al momento incontra: la Commissione nota, in questo senso, che il fatto che la proprietà intellettuale sia per definizione territoriale non dovrebbe impedire lo sviluppo di licenze multiterritoriali nonostante le difficoltà che si possano incontrare.

Le eccezioni da chiarire ed armonizzare
Sulla strada per la licenza unica e quindi la fruizione dei contenuti a livello comunitario uno degli ostacoli è rappresentato dalle diverse eccezioni e le limitazioni previste dalle singole normative. In questo senso l’obiettivo generale della Commissione è quello di “incrementare il livello di armonizzazione, rendendo le eccezioni obbligatorie per gli stati membri e riconosciute reciprocamente”. Semplificando il riconoscimento delle rispettive normative, insomma, stipulare contratti di licenza transfrontalieri diventerebbe molto più lineare.

In particolare la Commissione considera necessario: chiarire lo scopo delle eccezioni per l’insegnamento (particolarmente utile nel caso di e-learning); considerare quali e quanti problemi per il mercato interno nascono dalla mancata armonizzazione della copia privata (o dall’eventuale eccezione del diritto di copia privata); definire meglio il concetto di “comunicazione al pubblico” e di “rendere disponibile al pubblico”. Tale questione, in particolare, è legata al dibattito relativo alla responsabilità per i link, ovvero le ipotesi in cui la pubblicazione di link a materiali in violazione della proprietà intellettuale costituisce una responsabilità diretta: l’europarlamentare Pirata Julia Reda legge in questo proposito il tentativo di reintrodurre il diritto ancillare a favore degli editori di pretendere un compenso per la ripubblicazione di stralci di articoli linkati alla fonte, alla base ad esempio degli aggregatori di notizie come Google News, alla base del fallimento del modello in Spagna e Germania.

Intermediari e enforcing
L’altro argomento che vorrebbe trattare la Commissione è quello relativo alle responsabilità degli intermediari e delle piattaforme su cui vengono caricati contenuti dagli utenti. Il dibattito, in questo senso, parte dalla valutazione della riforma dell’accordo safe harbor con gli Stati Uniti.

Inoltre la Commissione vorrebbe spingere per la logica follow the money: modificare cioè l’impianto legislativo comunitario in modo tale da permettere l’identificazione dei responsabili delle violazioni di proprietà intellettuale e l’adozione di misure precauzionali, ingiunzioni, danni e costi legali anche oltre il confine entro cui è stata avviata l’azione legale, così da rendere le violazioni non convenienti dal punto di vista del business.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 11 nov 2015
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