VTech, crack nell'intimità familiare

VTech, crack nell'intimità familiare

Il responsabile della breccia rende noto di avere messo le mani su fotografie e conversazioni intrattenute dalle famiglie attraverso i servizi dell'azienda. E si dice inorridito dalla leggerezza con cui questi dati sono stati trattati
Il responsabile della breccia rende noto di avere messo le mani su fotografie e conversazioni intrattenute dalle famiglie attraverso i servizi dell'azienda. E si dice inorridito dalla leggerezza con cui questi dati sono stati trattati

Non solo email e generalità, recapiti e password di 4,8 milioni di genitori e di 200mila pargoli: dall’incursione nel database del produttore di giocattoli e app per i più piccoli VTech sono trapelati anche conversazioni in chat, messaggi vocali, fotografie di minori e delle loro famiglie.

VTech Kid Connect

A offrire nuovi dettagli sulle dimensioni del crack avvenuto il 14 novembre e reso pubblico il 27 novembre dall’azienda di Hong Kong, dopo che la notizia è stata rivelata ai media, è l’anonimo autore della compromissione: ha dichiarato a Motherboard di essere stato in grado di scaricare 190 GB di fotografie e un anno di conversazioni testuali e messaggi vocali , scambiati attraverso il servizio di instant messaging Kid Connect, che permette la comunicazione tra gli smartphone del genitori e i tablet dei piccoli.

Le immagini e le chat, ha riferito l’hacker, sono facilmente associabili a dei precisi username e ai dati di registrazione, permettendo così di identificare ogni soggetto , di ricostruire le relazioni tra gli utenti.

VTech, che ha sospeso temporanemante i propri servizi e ha provveduto ad avvertire i propri utenti, non ha ancora commentato sui più recenti sviluppi: il comunicato ufficiale emesso ieri si limita a riferire che il database violato contiene nomi e email, indirizzi di residenza e indirizzi IP, password e domande di sicurezza, ma non informazioni riguardo alla carte di credito o dati identificativi ufficiali come i Social Security number statunitensi.

L’attaccante, dal canto suo, non è intenzionato a rendere pubblici i dati o a usare il bottino della sua operazione contro VTech e i suoi utenti, ma avrebbe agito mosso dalla curiosità di mettere alla prova i sistemi dell’azienda. Si è detto inorridito della quantità e del tipo di dati a cui è riuscito ad avere accesso, denunciando la negligenza di VTech nel trattare con troppa leggerezza questo genere di informazioni sensibili.
Le autorità si stanno muovendo per indagare sul caso.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
1 dic 2015
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