Netflix, via al geoblocking

Netflix, via al geoblocking

Il network di streaming passa dalle parole ai fatti e avvia la nuova azione di contrasto all'utilizzo di proxy e VPN. L'accesso ai contenuti deve attenersi ai contratti di distribuzione, dice Netflix, ma i servizi di aggiramento fanno spallucce
Il network di streaming passa dalle parole ai fatti e avvia la nuova azione di contrasto all'utilizzo di proxy e VPN. L'accesso ai contenuti deve attenersi ai contratti di distribuzione, dice Netflix, ma i servizi di aggiramento fanno spallucce

A una settimana dal promesso rafforzamento delle misure di blocco alle reti VPN e ai server proxy usati per accedere al servizio di streaming dai territori non coperti o raggiunti da offerte meno appetibili rispetto a quelle degli States, Netflix ha ora iniziato a tagliare fuori i server colpevoli di trasmissione telematica non autorizzata. Un colpo che però le società specializzate sembrano incassare senza particolari dolori.

Le prime VPN a denunciare la censura sono quelle che servono il mercato australiano , dover peraltro le misure di geoblocking erano già state sperimentate : uFlix che ammette di aver rilevato il blocco di “alcuni” dei suoi utenti con la visualizzazione di un messaggio che cita espressamente l’uso non autorizzato di un servizio di “unblocking”.
A quanto sembra il blocco non è particolarmente sofisticato e si basa sull’identificazione degli indirizzi IP appartenenti ai network VPN commerciali, una strategia piuttosto facile da combattere con l’impiego di nuovi server e quindi nuovi indirizzi di rete non presenti nella blacklist di Netflix.

La VPN TorGuard dice di aspettarsi l’implementazione di un blocco anche sul suo servizio, e di essere già pronta ad avviare i nuovi server per ripristinare l’accesso al network di streaming; anche uFlix dice di essere al lavoro per aggirare il blocco di Netflix quanto prima.

L’uso di reti VPN per accedere a Netflix può avere diverse motivazioni, e c’è anche chi sottolinea la necessità di una soluzione del genere quando l’ISP adotta misure di rallentamento del traffico nel caso di flussi di streaming. Comune, poi, l’impiego di proxy per fruire del catalogo statunitense, attualmente molto più fornito rispetto all’offerta internazionale.

Dal punto di vista di Netflix, l’adozione di soluzioni per il geoblocking serve a rassicurare Hollywood sulla volontà del network di difendere il copyright dei contenuti e le limitazioni territoriali alla loro distribuzione. L’accesso non autorizzato via VPN non è un gran problema, ammette Netflix , mentre c’è chi considera le misure di blocco un problema e un potenziale ostacolo alla crescita internazionale della piattaforma.

Blocchi o non blocchi, in ogni caso Netflix cresce e macina nuovi spettatori anche in Italia: dei 75 milioni di abbonati al servizio complessivi, circa 280mila sono italiani e 110mila hanno sottoscritto un abbonamento a pagamento dopo il mese di prova gratuito.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
22 gen 2016
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