USA e UK, spie che crackano droni

USA e UK, spie che crackano droni

L'intelligence americana e il suo corrispettivo europeo hanno avuto accesso ai video catturati dai droni israeliani e non solo, rivelano i documenti di Snowden, anche se negli ultimi anni i segnali da decriptare sono diventati più complessi
L'intelligence americana e il suo corrispettivo europeo hanno avuto accesso ai video catturati dai droni israeliani e non solo, rivelano i documenti di Snowden, anche se negli ultimi anni i segnali da decriptare sono diventati più complessi

L’ultima novità dello scandalo infinito del Datagate coinvolge la solita intelligence americana (NSA) e il suo braccio armato in UK (GCHQ) da un lato, e le potenze militari del Medio Oriente dall’altro: i documenti forniti da Edward Snowden hanno permesso di evidenziare l’esistenza del progetto Anarchist, un programma pensato per intercettare le comunicazioni visive dei droni israeliani e catturare fotogrammi in grado di rivelarne l’attività sul territorio.

I documenti di Snowden rivelano che il progetto Anarchist era attivo già dal 2008, con gli analisti dell’intelligence impegnati a usare un tool open source per decriptare i feed video codificati ed estrarre immagini in grado di rivelare dettagli significativi su obiettivi, attività di ricognizione e via elencando.

Dietro Anarchist, NSA e GCHQ si sono infilati nei droni e negli apparati iraniani, negli UAV israeliani e persino nei jet F-16 della Israeli Air Force. Poco importa che gli USA siano alleati “privilegiati” di Israele: la crescente instabilità nella regione mediorientale ha spinto gli americani a tenere sotto controllo anche gli alleati.

I documenti di Snowden includono anche qualche immagine catturata dalla NSA , ed mostrano altresì i limiti tecnici del progetto Anarchist: la decodifica dei segnali video in tempo reale richiede una capacità di calcolo non indifferente, mentre nel 2010 è stato per la prima volta intercettato un segnale contenente feed video multipli e quindi più complicato da decriptare.

Prevedibilmente, le parti in causa si defilano dietro un diplomatico “no comment” se interpellati sulla questione: GCHQ, NSA e le forze di difesa israeliane si sono rifiutate di fornire commenti sull’ennesimo programma di tecnocontrollo – questa volta militare – svelato dai documenti di Snowden.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
2 feb 2016
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