Maru, un OS Android per la convergenza

Maru, un OS Android per la convergenza

Un nuovo progetto mira a fornire un'esperienza di computing capace di fondere smartphone e desktop, un "sogno" che esclude il software x86 e promette un OS Debian Linux totalmente personalizzabile
Un nuovo progetto mira a fornire un'esperienza di computing capace di fondere smartphone e desktop, un "sogno" che esclude il software x86 e promette un OS Debian Linux totalmente personalizzabile

Dopo la convergenza fra tablet e desktop promessa da Ubuntu con Aquaris M10 Ubuntu Edition , un nuovo sistema operativo sostiene di poter fondere l’esperienza tipica di un computer e la portabilità di un gadget mobile. Maru è basato su Android Lollipop ma anche su Debian, una caratteristica che garantirebbe la possibilità di personalizzare appieno il sistema quando usato in formato desktop.

Maru OS

Attualmente in fase di beta testing a inviti, Maru è compatibile con i terminali Google Nexus 5 e non contiene alcun bloatware, a quanto dicono i creatori: collegando lo smartphone a un display HDMI e connettendo in Bluetooth mouse e tastiera, Maru “sblocca” la sua modalità desktop con tutti i vantaggi che la cosa comporta sul fronte del multitasking e della produttività.

Le app utilizzabili restano sempre quelle per cellulari ARM, beninteso, anche se il nuovo OS è in grado di gestire la modalità mobile e quella desktop in maniera indipendente e senza temere interruzioni: scollegando lo smartphone per rispondere a una chiamata, Maru salva lo stato del desktop per ripristinarlo a un nuovo collegamento con le periferiche esterne.

Stando a quanto sostengono gli sviluppatori, Maru eliminerebbe la necessità di gestire i dati su dispositivi diversi condividendo lo stesso storage (su scheda SD) tra ambiente desktop e mobile, così come condivisa risulta essere la connettività cellulare o su rete WiFi.

Nessuna notizia riguardo alla direzione del progetto dal punto di vista commerciale, e anche del codice open source che in teoria dovrebbe essere distribuito al pubblico non vi è ancora traccia. Per ora, gli utenti interessati possono solo iscriversi alla newsletter per racimolare un invito al beta testing.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
9 feb 2016
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