Google e il geoblocking per l'oblio

Google e il geoblocking per l'oblio

Secondo indiscrezioni, il motore di ricerca potrebbe accontentare le autorità europee che aspirano alle deindicizzazioni globali applicando il diritto all'oblio sulla base dell'indirizzo IP dell'utente
Secondo indiscrezioni, il motore di ricerca potrebbe accontentare le autorità europee che aspirano alle deindicizzazioni globali applicando il diritto all'oblio sulla base dell'indirizzo IP dell'utente

Pressata dalle autorità europee ad estendere su scala globale l’efficacia delle deindicizzazioni imputabili alla tutela del diritto all’oblio, decisa nel non voler trasformare il diritto alla privacy in uno strumento di censura, Google avrebbe individuato una soluzione di mediazione: il diritto all’oblio si potrebbe declinare non in maniera generalizzata sulla base dei domini del proprio motore di ricerca, ma sulla base dell’indirizzo IP dell’utente che si rivolga al search engine.

Google e diritto all'oblio

Si tratta per ora di indiscrezioni raccolte da Reuters da una fonte vicina all’azienda: per garantire il diritto all’oblio dei cittadini europei, i link ritenuti meritevoli di deindicizzazione finirebbero per scomparire non solo dalla SERP dei domini europei, compreso quello relativo al paese in cui è stata effettuata ed accordata la richiesta, ma anche dai domini non europei , esclusivamente per i cittadini rappresentati in Rete con un indirizzo IP afferente al paese da cui è stata effettuata la richiesta di rimozione .

A questa modifica aveva accennato anche Le Monde alla fine del mese di febbraio. È proprio in Francia che si sono resi più evidenti gli attriti fra Mountain View e le autorità in merito all’interpretazione della dibattuta sentenza con cui la la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha di fatto istituito il diritto all’oblio e caricato i motori di ricerca della responsabilità di agire da arbitri tra il principio della libera circolazione dell’informazione e il diritto alla privacy: in linea con le prescrizioni dettate e ribadite dal gruppo di lavoro Article 29, la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) avrebbe voluto imporre a Google di operare le deindicizzazioni su scala globale, mentre Google ha da sempre difeso la necessità di agire localmente, affinché la tutela di un diritto in un paese non si trasformi in una violazione al di fuori dei suoi confini.

La CNIL, nel mese di settembre, aveva respinto il ricorso informale di Google, e il procedimento, che potrebbe sfociare in sanzioni pecuniarie, è tuttora in corso.

Mountain View, lo ha confermato una portavoce di CNIL, avrebbe già notificato alle autorità europee l’intenzione di adeguarsi alle richieste di estendere su scala globale l’esercizio del diritto all’oblio implementando nel corso delle prossime settimane questa sorta di soluzione di geoblocking , improntata al filtraggio sulla base della localizzazione degli indirizzi IP. L’impiego di servizi come le VPN potrebbero vanificare le tutele offerte da Google, ma riesce difficile pensare che un cittadino europeo vi ricorra solo per rintracciare con la mediazione di un motore di ricerca quello che resta in ogni caso ricercabile e visibile rovistando fra le cronache online .

Gaia Bottà

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Pubblicato il
11 feb 2016
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