I droni-poliziotto si crackano facile

I droni-poliziotto si crackano facile

Alla RSA Conference, un ricercatore presenta un modo per compromettere le comunicazioni dei droni usati dalle forze dell'ordine, un problema difficile da sanare senza un upgrade all'hardware e al software di settore
Alla RSA Conference, un ricercatore presenta un modo per compromettere le comunicazioni dei droni usati dalle forze dell'ordine, un problema difficile da sanare senza un upgrade all'hardware e al software di settore

L’esperto di sicurezza Nils Rodday sostiene di poter “dirottare” i droni e gli UAV usati dalle forze dell’ordine, e di poterlo fare grazie all’insicurezza intrinseca dei canali di comunicazione usati per i controllo remoto degli apparati volanti.

Rodday, che al momento è impiegato presso IBM, presenta i risultati del suo lavoro durante la Conferenza RSA di questa settimana: usando una combinazione di hardware custom e Software Defined Radio (SDR), il ricercatore ha sfruttato le vulnerabilità nel sistema di telemetria degli UAV “professionali” per prenderne il controllo.

I droni professionali non sono sicuri come qualcuno potrebbe credere, ha spiegato Rodday , le comunicazioni non prevedono l’uso di crittografia (robusta) per evitare lag nella risposta ai comandi e le falle identificate nella telemetria sono difficili da risolvere senza un aggiornamento significativo all’hardware, al software e agli standard tecnologici impiegati per i moderni UAV.

Il ricercatore ha testato i propri metodi di attacco su una singola marca di droni usati dalle forze dell’ordine, nondimeno le vulnerabilità evidenziate hanno valenza sistemica e sono potenzialmente parte integrante anche dei prodotti delle aziende concorrenti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 4 mar 2016
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