WebTheatre/ Internet, il bello della diretta

WebTheatre/ Internet, il bello della diretta

di G. Niola - Piattaforme grandi e piccole si ricorrono nella corsa al video live. Gli annunci e gli inserzionisti si affollano, ma le strategie non sembrano particolarmente originali
di G. Niola - Piattaforme grandi e piccole si ricorrono nella corsa al video live. Gli annunci e gli inserzionisti si affollano, ma le strategie non sembrano particolarmente originali

La settimana scorsa si è tenuta la VidCon , fiera di settore (americana) dei video online. È stato quindi il momento giusto per molte società per rilasciare i propri annunci in materia di streaming. È successo così che, non casualmente, molti di questi annunci riguardavano il live, cioè l’offrire la possibilità ai propri utenti di registrare e trasmettere video in diretta in maniera più o meno professionale. È la strada intrapresa da Facebook Live, Periscope o Meerkat, e ora non solo altri soggetti entrano nell’arena, ma è l’arena stessa che a quanto pare si è ingrandita.

In uno dei suoi soliti annunci spacconi Facebook ha messo a disposizione 50 milioni di dollari da dividere in 140 accordi diversi con editori e personalità di spicco (non si sa se della tv o della rete) per produrre show in diretta. Per alcuni soggetti come Buzzfeed e il New York Times si parla di oltre 3 milioni di dollari.

Tumblr si è alleato con YouTube e altri canali per trasmettere video in diretta. Per i contenuti poi si appoggia a Mashable , Refinery29 e MTV . Non è ben chiaro da dove prenderà la materia prima per finanziare tutto questo, ma è evidente che una delle piattaforme principali per la pubblicazione, spaventata dall’essere sorpassata da alternative più promettenti per le nuove generazioni, stia cercando il suo posto al sole in un territorio che tutti ritengono fondamentale.

Forse il più interessante di tutti però è Twitter , che da ora offrirà la tanto attesa e scontata possibilità di incorporare i video di Periscope dentro i tweet, assieme ad un nuovo sistema di rilevazione dell’audience. Soprattutto, nonostante sia stato al centro di un interessante esperimento ad un sit-in del partito democratico che nessuno voleva trasmettere e invece è andato live su Periscope, secondo Associated Press sembra che si stia muovendo per firmare una serie di accordi per trasmettere live grandi eventi. Già in passato ha fatto la stessa cosa con 10 partite di football del campionato principale ricevendo una sorprendente quantità di richieste dagli inserzionisti pubblicitari.
Si tratta praticamente di ritrasmettere online la televisione, contemporaneamente l’idea più banale ma anche quella che può interessare al maggior numero di utenti, visto quanto i più fedeli dei social media progressivamente schifino il televisore.

E mentre i player più piccoli cercano di accaparrarsi i grandi creativi della diretta del domani con offerte in denaro (ad esempio Live.me ha messo sul tavolo 500.000 dollari e cerca idee), YouTube , che il video live l’ha offerto per primo ma che oltre ad alcuni esperimenti non ci ha mai fatto molto, adesso ha deciso di offrire la funzione a tutti anche sulla sua app per smartphone, di fatto entrando in competizione diretta (e finalmente) con Pericope, Facebook e via dicendo.

È evidente da tutti questi annunci, arrivati tutti insieme, che non manca il denaro da investire, dunque non manca la fiducia degli inserzionisti e la convinzione degli editori o delle startup che la diretta abbia un potenziale fortissimo da esprimere, che insomma sia rilevante. Ma è anche evidente dal tipo di annunci che quel che manca sono le idee, tanto che la maggior parte delle compagnie è proprio per quello che mette i propri soldi sul tavolo. I creativi, gli youtuber della diretta, gli influencer o qualsiasi cosa possano essere, sono, secondo loro, gli unici a poter intuire prima di altri cosa faremo con questa diretta, quali siano le “trasmissioni” che avranno un senso online. Soprattutto, e questa è una domanda che è difficile non farsi, cosa potrà spingere le persone a tornare a quella logica dell’appuntamento che internet stesso ha smontato? Non siamo più abituati ad aspettare una certa ora per vedere qualcosa che non sia un evento sportivo, perché dovremmo farlo per uno show se questo non ha una ragione più che valida per non essere on demand?

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

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Pubblicato il
30 giu 2016
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