Arresti per la truffa italiana dell'advertising pay-per-click

Arresti per la truffa italiana dell'advertising pay-per-click

Una "banda" di cyber-truffatori colpevole di aver sottratto a mezzo botnet centinaia di migliaia di euro alle aziende telematiche con il miraggio della pubblicità online
Una "banda" di cyber-truffatori colpevole di aver sottratto a mezzo botnet centinaia di migliaia di euro alle aziende telematiche con il miraggio della pubblicità online

Un’indagine congiunta di Polizia italiana ed FBI ha portato alla scoperta di un’attività cyber-criminale messa in pratica da cinque italiani, a vario titolo responsabili di truffa nei confronti delle società di advertising per centinaia di migliaia di euro di profitti illegali.

Nota come HackinItaly e nata da un’indagine gestita dal magistrato romano Eugenio Albamonte, l’operazione contro i criminali ha portato all’arresto, ad Amsterdam, di un trentenne romano responsabile (assieme al fratello) della gestione tecnica di un sito di scommesse online. Oltre all’arrestato (F. G.), la Polizia ha condotto perquisizioni a Roma e provincia, Reggio Calabria e Venezia denunciando cinque presunti complici per frode e accesso abusivo a sistema informatico.

Il sistema ideato da F. G. e gli altri membri della “banda” era basato sull’uso di una botnet, e consisteva nell’offrire alle aziende truffate pacchetti di advertising in formato pay-per-click : le tariffe erano sempre inferiori a cinquemila euro – per aggirare il pagamento dell’IVA – le fatture false e i click altrettanto fasulli, ma in cinque anni i criminali sono riusciti a incamerare un bottino illegale di oltre 300.000 euro.

L’operazione HackinItaly è frutto dell’attività congiunta del Sans Technology Institute americano, il centro nazionale anti-crimine informatico e la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic), organi della Polizia Postale e dell’FBI; proprio il bureau statunitense ha proceduto all’arresto – in collaborazione con la polizia locale – del “cervello” della cyber-banda nella città olandese.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
26 lug 2016
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