Alter, dal Giappone il robot quasi vivo

Alter, dal Giappone il robot quasi vivo

Dal Sol Levante l'umanoide che sfrutta le reti neuronali per reagire all'ambiente esterno e generare i propri movimenti senza il controllo di operatori esterni
Dal Sol Levante l'umanoide che sfrutta le reti neuronali per reagire all'ambiente esterno e generare i propri movimenti senza il controllo di operatori esterni

Presso il Museo Nazionale della Scienza del Giappone è stato presentato Alter , un robot “fondamentalmente vivo” creato da due laboratori di robotica di Tokyo e Osaka (Giappone).

Il robot ha un viso molto simile a quello umano, come i Geminoid del professor Hiroshi Ishiguro e a qualcuno potrebbe ricordare Ex-Machina , la pellicola aggiudicatasi l’Oscar per i migliori effetti speciali all’88esima edizione della kermesse cinematografica.

La caratteristica più interessante di questo nuovo umanoide è la rete neuronale che gli permette di eseguire movimenti autonomi; un notevole passo avanti verso l’ Intelligenza Artificiale . A rendere possibile il tutto è in particolare il Central Pattern Generator (CPG) associato a 42 attuatori pneumatici .

Il CPG è una rete neurale che replica i neuroni permettendo al robot di generare ed eseguire schemi di movimento propri influenzati da vari sensori (prossimità, rumore, temperatura e umidità) che simulano approssimativamente la funzione della pelle umana.

Con la configurazione attuale, Alter non effettua ancora movimenti identici a quelli umani, ma riesce comunque a dare l’impressione a chi lo osserva che sia in qualche modo “vivo”. Questo grazie al tipo di movimento sciolto e flessibile che i ricercatori chiamano “caos”.
Il progetto si pone l’obiettivo di colmare il divario tra robot i cui spostamenti sono completamente programmati e umanoidi capaci di muoversi autonomamente.

Alter di profilo

La teoria che sta dietro la CPG si basa sul neurone di Izhikevich , uno dei modelli più semplici di neurone artificiale, la cui reazione viene chiamata ” spiking and bursting behavior “: un sensore viene stimolato e il sistema del robot crea un segnale di picco poi concatenato con quello degli altri neuroni.

Il professor Ikeue della Tokyo University la descrive come se fossero dei “pendoli accoppiati”: uno urta l’altro, che a sua volta ne urta un altro, generando il movimento.

Kouhei Ogawa della Osaka University, che ha lavorato sui precedenti umanoidi del laboratorio Ishiguro , ha aggiunto che: “Questa volta Alter non guarda e non si muove come un umano, tuttavia ha una certa presenza”. Aggiunge poi: “Fino ad ora creare androidi capaci di parlare e interagire per 10 minuti ha comportato un’incredibile mole di duro lavoro semplicemente per programmare qualcosa che reagisse così a lungo. Alter i suoi movimenti può farli più facilmente”.

Alter è in grado anche di cantare , seppure in modo cacofonico. Questo perché la melodia che proviene dal robot sembrerebbe non essere altro che una vocalizzazione ad onde sinusoidali che raffigurano il movimento delle dita del robot.


Nonostante il team abbia testato altri tipi di “suoni” e melodie, sembra che si sia preferito mantenere una certa semplicità per questo debutto iniziale. Certamente i movimenti danno l’impressione di essere casuali e scomposti, quasi privi di senso, eppure riescono a risultare di una certa “naturalezza” differente dal classico movimento puramente meccanico.

Luca Algieri

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Pubblicato il
19 ago 2016
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