Ford: auto driverless per il ride sharing

Ford: auto driverless per il ride sharing

L'obiettivo di Ford è quello di riuscire a produrre un veicolo per il traffico urbano con standard di automazione SAE di livello 4, ossia senza volante o pedali. Entro il 2021
L'obiettivo di Ford è quello di riuscire a produrre un veicolo per il traffico urbano con standard di automazione SAE di livello 4, ossia senza volante o pedali. Entro il 2021

Roma – Presso il Ford Research and Innovation Center il CEO di Ford Mark Fields ha annunciato che la casa automobilistica intende produrre in serie veicoli autonomi e senza sterzo né pedaliera a partire dal 2021.

Ford è quindi solo la più recente delle case automobilistica ad investire con un programma concreto nelle auto driveless anche se già da tempo aveva manifestato un interesse per tale tipo di veicoli . Quello che però rappresenta una novità del settore è la volontà di Ford di concentrare gli sforzi per la produzione di veicoli con standard di automazione SAE di livello 4 che abbia come mercato di riferimento non i singoli utenti bensì il mercato del ride sharing .

La scelta di concentrarsi sul livello 4 SAE la si deve in parte allo stallo in cui si sono venuti a trovare i ricercatori Ford sulla restituzione dei comandi al conducente in un modo sicuro ed in parte perché, come sostiene il CTO Ford Raj Nair, “è il solo modo di estendere la mobilità a milioni di persone che al momento non vengono servite”. Il segmento di mercato identificato invece è stato spostato verso forme meno “personali” e più commerciali perché come ha ammesso il vicepresidente alla ricerca e all’Advanced Engineering di Ford Ken Washington “Sarà più costoso” di un tradizionale veicolo di proprietà, “necessitando di un’ampia potenza di calcolo e di numerosi sensori”.

Le auto verranno progettate per muoversi in un ambito urbano o comunque con un perimetro delimitato e in aree che hanno già consistenti dati di mappatura ad alta risoluzione in modo da rendere il compito un po’ più semplice rispetto a costruire una macchina in grado di gestire ogni possibile situazione.

Ford potrebbe prevedere di vendere inizialmente le auto per servizi di guida condivisa, presumibilmente come Uber o Lyft anche se Washington, incalzato da un giornalista di The Verge , ha obiettato che “stiamo guardando questo come il core business della vendita delle automobili. Ci basiamo sul nostro prodotto. Prevediamo in futuro che i veicoli abbiano un servizio di ride sharing con assistenza tecnica e di servizio in modo da fornire un servizio ai nostri clienti”.

Uber stessa si sta muovendo autonomamente nello sviluppo di auto driveless mentre nel mese di aprile un manipolo di attori del settore, fra cui la stessa Uber, Lyft, Ford, Volvo e Google hanno collaborato per creare una coalizione per incoraggiare la regolamentazione in favore di automobili completamente autonome.

In un’ottica di ampliamento delle possibilità di raggiungimento del traguardo prefissato entro il 2021, Ford ha stretto un accordo con Baidu per investire congiuntamente 150 milioni di dollari nell’acquisizione di Velodyne , azienda che dal 2005 ha lavorato sui LiDAR (Light, Detection And Ranging) in modo da accelerare i progressi sullo sviluppo del settore .
La partecipazione di Baidu non sorprende : il motore di ricerca cinese ha una propria unità di guida autonoma, e sta già testando una flotta di veicoli senza conducente in Cina. Baidu ha anche una squadra di guida autonoma nella Silicon Valley. Ford e Baidu ha anche collaborato come partner strategici nell’offerta di servizi di infotainment per i clienti cinesi nel 2013.
La corsa che si è innescata per raggiungere per primi il traguardo di produrre una auto completamente autonoma e che non abbia bisogno di conducente passa sicuramente da un ingrediente chiave rappresentato dall’accessibilità e scalabilità della produzione dei sensori necessari.
Riuscire a velocizzare tale processo di sviluppo potrebbe andare a beneficio di ogni produttore ed è appunto in quest’ottica che il finanziamento congiunto tra Baidu e Ford acquista un senso più concreto.

Luca Algieri

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Pubblicato il
17 ago 2016
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