La santa alleanza della pubblicità di qualità

La santa alleanza della pubblicità di qualità

Nomi importanti dell'advertising online e dell'industria dei beni di consumo si uniscono in un consorzio. Con l'obiettivo di migliorare l'esperienza utente di chi naviga
Nomi importanti dell'advertising online e dell'industria dei beni di consumo si uniscono in un consorzio. Con l'obiettivo di migliorare l'esperienza utente di chi naviga

Milano – Nella nuova Coalizione per una pubblicità migliore ( Coalition for Better Ads ), figurano nomi importanti dell’industria digitale e non solo: ci sono Facebook e Google, che da sole di fatto costituiscono la fetta più grossa del mercato dell’advertising in Rete, ma non mancano grossi investitori come Procter&Gamble o Unilever, e persino un giornale come il Washington Post e IAB. L’obiettivo dichiarato è tutto nel nome che il nuovo organismo si è dato: creare un ambiente più a misura di navigatore per arginare la tendenza adblock che ormai dilaga.

Tra gli altri firmatari del nuovo manifesto sono la American Association of Advertising Agencies, la Association of National Advertisers, la World Federation of Advertisers, lo European Publishers Council e GroupM. Assieme ai nomi già menzionati e agli altri firmatari l’ obiettivo è raccogliere dati attraverso il lavoro portato avanti dai laboratori IAB, e utilizzare questi dati per creare veri e propri standard di qualità da rispettare nella creazione e pubblicazione di banner e altre formule pubblicitarie in Rete.

“È essenziale che l’industria crei degli standard per garantire ai consumatori un ambiente sicuro, veloce e affidabile sui siti e i servizi che amano” dice il CEO di IAB Randall Rothenberg. Gli interessi in gioco, non solo economici, sono molteplici: da un lato l’esigenza di sostenere ed espandere il mercato pubblicitario , essenziale sia per foraggiare i siti e i servizi, sia per i produttori di beni di consumo che hanno necessità di raggiungere i propri clienti e potenziali clienti attraverso i nuovi media. Dall’altro ci sono ovviamente gli utenti finali: che mal digeriscono pubblicità invasive e martellanti. E proprio questi ultimi appaiono sotto-rappresentati in questa nuova coalizione, visto che sono del tutto assenti (per ora) le associazioni dei consumatori.

I numeri che circolano sul fenomeno adblock sono significativi: le stime parlano di oltre 180 milioni di blocker attivi sui soli PC tradizionali, e ora che la gran parte dei navigatori si sposta sui terminali mobile e che alcuni creatori dei sistemi operativi per smartphone e tablet optano per incorporare adblocker nativi la faccenda si fa ancora più scottante.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
20 set 2016
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