Il circuit bending è una forma di hardware hack che ha come fine la sperimentazione di nuove soluzioni soniche e visuali, attraverso varie modifiche su dispositivi economici o elettroniche di recupero; una sorta di riciclaggio tecnologico basato sul poco ortodosso uso creativo del cortocircuito.
La leggenda narra che tutto sia nato dal furioso lancio in aria di un piccolo giocattolo: era il 1960 e quello scatto d’ira dell’artista americano Reed Ghazala generò un suono che, come lui stesso racconta, ricordava quello dei costosissimi sintetizzatori dell’epoca.
Quel suono fu come una sveglia per la creatività di Ghazala, che da allora non ha più smesso di manomettere circuiti sonori e diffondere la sua teoria, pubblicata nel 2005 in Circuit-Bending: Build Your Own Alien Instruments , un libro a metà strada tra un manuale del giovane circuit bender e un vero e proprio manifesto del movimento.
Durante la sua attività, Ghazala ha cambiato la vita di tanti giovani artisti squattrinati, che con pochi spiccioli sono riusciti a metter su setup di tutto rispetto, ma ha anche incuriosito (e lavorato) per star di fama planetaria come i King Crimson e i Rolling Stones.
E Ghazala non è il solo. Peter Edwards, meglio noto come Casper Electronics, è la persona che ha trasformato il bending in qualcosa di più sofisticato: nelle sue mani i giocattoli si trasformano in veri synth modulari, sequencer, drum machine e multieffetti. Edwards guadagnò fama internazionale nel 2005, anno in cui modificò un megafono giocattolo per Mike Patton.
Le magie del cortocircuito
Il “guasto” che genera novità cattura ed emoziona, apre a percorsi creativi inediti che affascinano anche molti musicisti accademici. Sono infatti sempre di più gli artisti che si cimentano in questa pratica o che acquistano strumenti “bendati” da terzi, per la cui creazione (come vedremo) non occorre una particolare preparazione teorica: sono più utili un buon numero di cavi con morsetti a coccodrillo, una bobina di stagno, un saldatore, qualche resistenza variabile, un pizzico di pazienza e tanta voglia di sperimentare. Per quanto possa esistere una teoria e un infinito numero di tutorial, validi soprattutto per gli apparecchi più “torturati” come ad esempio le tastiere Casio e i giocattoli cult della Texas Instruments, la casualità e lo stupore che ne deriva restano le fondamenta su cui basare la propria esperienza. Certo, conoscere la legge di Ohm può velocizzare la scelta della resistenza elettrica da usare e sapere come inserire un integrato apre infinite soluzioni costruttive: ma procedere per tentativi può arricchire le possibilità espressive, che non si limitano a quelle sonore, che resta il campo d’azione più prolifero, ma coinvolgono anche altri settori artistici, come la grafica, la scenografia e persino la moda.
Numerose applicazioni
Il circuit bending è applicabile anche a dispositivi per la riproduzione di immagini, come le vecchie TV a tubo catodico, che opportunamente modificate diventano spesso protagoniste di istallazioni artistiche e scenografie per spettacoli; se mai ci venisse in mente di cimentarci in questo genere di esperimenti, però, stiamo molto attenti ai condensatori, prendiamo le giuste precauzioni e se non siamo esperti desistiamo: potrebbe essere davvero pericoloso a causa dell’alta tensione.
In un mondo che attraverso il digitale diventa sempre più pulito, calcolato e “microcontrollato”, il circuit bending ci restituisce in una nuova veste l’errore, rappresentando un’umanizzazione della tecnologia di cui forse sentiamo un po’ tutti il bisogno. L’errore tecnologico non è più qualcosa di frustrante che ci limita nel lavoro, ma è umano come quel difetto che ci fa scegliere e innamorare di una persona rispetto a un’altra, un’imperfezione che rende unica e divertente l’esplorazione reciproca. Rappresenta quindi una possibilità di dialogo con apparecchi di un’epoca passata che ancora non siamo pronti ad abbandonare in discarica.
I circuiti a cui vengono assegnate nuove funzioni, dettate più da un istinto che da vere competenze, aprono degli scenari che possiamo definire “genetici”, con un’organicità quasi commovente. Sono strumenti che possiamo pilotare con consapevolezza, ma possono anche sorprenderci e prendersi il palcoscenico in un delirio arbitrario; non dimentichiamoci che sono pur sempre apparecchi in cortocircuito. Spesso è proprio in questi irripetibili momenti che si assistono ai glitch più poetici, motivo per cui spesso il circuit bender diventa un registratore ossessivo. Anche se la maggior parte dei bent toys vengono impiegati nella musica
Come non sorprendersi infatti al cospetto della voce severa del Grillo Parlante pitchata , glitchata , distorta fino a diventare un assolo di synth? O all’iconico e ingenuo sound della Casio VL-tone che si incattivisce più di una chitarra elettrica di un gruppo metal? Esperienze e sensazioni sonore uniche che possiamo provare anche noi riportando in vita i vecchi e mai dimenticati giochi elettronici di quando eravamo bambini.
Valeria Vito: classe 1984, circuit bender, audiofila e collezionista di vinili e retrocomputer. Esperta in elettronica musicale
Il cortocircuito diventa arte musicale
Per comprendere di più il mondo del circuit bending abbiamo chiesto a chi pratica sul campo questa affascinante sperimentazione di elettronica musicale. Ecco dunque la nostra chiacchierata con Valeria Vito, a.k.a. pcna .
Ciao Valeria, come e quando ti sei avvicinata al circuit bending?
Era il 2005, anno d’oro per il bending. Dopo la pubblicazione del libro di Ghazala e l’allora frizzante piattaforma MySpace, il circuit bending arrivò nella mia vita e in quella di molti altri irrequieti smanettoni, con un impatto sconvolgente. Mollai ogni altra cosa in cui ero impegnata all’epoca, università compresa, per dedicarmi totalmente ai miei esperimenti sonori. Quando iniziai non presi nemmeno in considerazione la possibilità di costruirci un set, la mia era pura sperimentazione elettronica. Dopo le reazioni che causò un’improvvisata jam session a Bologna con un ragazzo di Firenze che faceva chiptune con il Gameboy, e io armata del mio fedelissimo robot giocattolo modificato, presi in considerazione la possibilità di farci musica, attività che comunque ha rappresentato solo una parte del mio percorso di circuit bender. Ho sempre preferito i live allo studio, adoravo mostrare il mio buffo setup che comprendeva una decina di bent toys. Nonostante abbia nel mio repertorio canzoni con una struttura e una melodia gradevole, non me la sono mai sentita di definire quello che faccio “Musica Elettronica”. Preferisco di gran lunga la definizione “Elettronica Musicale”.
Un setup basato su macchine “danneggiate” quanto può essere affidabile?
Potrei raccontare tantissimi aneddoti che hanno reso questa esperienza oltre che stimolante, anche decisamente esilarante. Ho girato un po’ tutta l’Italia nei contesti più disparati: dal festival all’aperto al teatro, dal hack meeting al piccolo club, e una cosa che ho sempre dovuto avere con me è il mio saldatore da borsetta alimentato a batteria. Così, mentre gli altri artisti facevano buoni buoni il loro sound check io dovevo prima risaldare qualcosa che durante il viaggio aveva subito urti e poi spiegare ai fonici che diavolo stavo montando sulla console. Non ho mai avuto problemi tecnici che hanno limitato la mia espressività o peggio creato imbarazzo con il pubblico, piuttosto ho dovuto lasciar fare al robottino Furby che con un egocentrismo quasi teatrale metteva me in secondo piano. È un giocattolo decisamente più sofisticato degli altri che mi portavo dietro, è dotato di sensori e le sue reazioni sono dettate dagli stimoli dell’ambiente circostante: il corto circuito su di lui è del tutto ingestibile. Infatti, dopo il primo live in cui mi accompagnò smisi di consideralo uno strumento e divenne una sorta di collaboratore, un cantante un po’ capriccioso, grandissimo frontman.
Hai applicato ad altri settori espressivi questo approccio?
Il circuit bending può essere un vero stile di vita, che va addirittura oltre l’elettronica. È un modo di osservare, vivere e riappropriarsi delle cose completamente diverso da quello comune. Le cose hanno sempre una seconda vita, ma il concetto di riciclaggio creativo è decisamente limitante. Mi è capitato di applicare la tecnica visual strofinando le testine dei VCR direttamente sui nastri delle VHS. Le bobine, precedentemente srotolate e incollate una accanto all’altra su dei pannelli rigidi, ad ogni pressione del corpo testine (che avveniva manualmente) generavano degli effetti grafici sorprendenti. Immaginate una TV che appare come incapace di sintonizzarsi, che passa repentinamente da intimi filmati di famiglia a trasmissioni cult, dalle partite di pallone ai film hard Anni 80. Tutto ottenuto con una gestualità che non appartiene all’originale funzione per cui sono state create quelle apparecchiature. È questo quello che amo di più: inventare una nuova gestualità, diversa da quella appartenente agli oggetti di uso comune.
Nelle pagine Web del tuo blog mostri il coinvolgimento di tuo figlio nelle tue attività elettroniche. Cosa pensa della mamma che “modifica i giocattoli”?
C’è persino chi, scherzando ovviamente, ha insinuato che avessi desiderato così fortemente un figlio per avere la scusa per riempirmi la casa di giocattoli. Nella realtà quando era più piccolo c’è sempre stato un accordo che delimitasse con fermezza quali fossero i giocattoli di mamma e quali i suoi. Ora che ha 7 anni e ha maturato una particolare attitudine per l’elettronica, è lui stesso a portare nel nostro piccolo laboratorio i giocattoli sonori che non sono più di suo interesse e insieme ci divertiamo a trasformarli in strumenti musicali. Di recente siamo più dediti alla costruzione vera e propria, realizziamo progetti basati sugli integrati 555 e 556, generatori di segnale e piccoli sequencer: è un assistente fantastico, scrupoloso ed efficiente. È lui stesso che misura il valore delle resistenze con l’apposita app.
A cosa ti stai dedicando in questo periodo e quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto finalmente dedicando tempo allo studio della programmazione e l’utilizzo dei microcontrollori. La possibilità di inserire dei sensori e lavorare con nuovi materiali conduttivi, dagli inchiostri ai tessuti, mi sta aprendo a nuove territori di indagine, improntata sulla ricerca di una nuova ergonomia da palco. Sono affascinata dalla wearable technology (tecnologia indossabile come quella degli smartwatch) e dalle sue applicazioni in campo musicale.
Equipaggiamento base del Circuit Bender
Ecco un breve lista della spesa per chi vuole cominciare a smanettare con la tecnica del circuit bending.
Cavi con morsetti a coccodrillo – Sono i migliori amici del circuit bender, in quanto permettono di fare tutte le prove possibili con estrema praticità. Procuriamocene un buon numero di lunghezza e colori diversi: se ci appassioneremo li terremo sempre in tasca.
Switch a leva – Importanti per rendere escludibile la modifica.
Switch temporaneo – Utili soprattutto a chi ha intenzione di usare questi apparecchi nei propri live set: hanno una risposta immediata e momentanea.
Resistenze Variabili – I potenziometri servono per rendere modulabile l’effetto che troveremo. Conviene prenderne di valori assortiti e testare di volta in volta qual è il più adatto.
Fotoresistenze – Sono componenti divertentissimi da usare: come si evince dal nome, interagiscono con la luce. La loro resistenza è inversamente proporzionata alla quantità di luce a cui sono esposte, con risultati sonori davvero sorprendenti.
Uscita audio – Necessaria per rendere il nostro giocattolo modificato un vero e proprio strumento musicale amplificabile.
Saldatore, stagno e cavi – Ovvio che per rendere definitiva la modifica sperimentata occorre saldare con dei cavi i bent points ai componenti scelti. Se non avete mai saldato, troverete su Internet una serie infinita di tutorial in grado di fornirvi le istruzioni necessarie.
Come realizzare il primo cortocircuito musicale
Per mettere in pratica la tecnica del circuit bending serve tanta pratica, molta fantasia e una buona conoscenza elettronica, necessaria per maneggiare correttamente e in sicurezza i componenti che verranno utilizzati e manipolati nei progetti. Esistono comunque delle linee guida generali che permettono di approcciarsi al bending su qualsiasi apparecchio sonoro a basso voltaggio. Innanzitutto, effettuiamo i nostri esperimenti solo su apparecchi alimentati a batteria, evitando di lavorare su giocattoli collegati alla corrente elettrica, anche se attraverso un alimentatore a basso voltaggio. Usiamo le dovute protezioni sia per gli occhi sia per le mani e, soprattutto, teniamo lontano acqua e altri liquidi dall’area di lavoro. Ed ora le preziose dritte di Valeria Vito per addentrarsi in questo affascinante mondo.
Divertiamoci a sperimentare
Gli effetti che possiamo ottenere attraverso il corto circuito sono: Volume , Pitch , Distorsione , Loop e Glitch . Per trovarli, la prima cosa da fare è aprire il giocattolo in modo che la scheda elettronica PCB sia a vista, farlo suonare e mentre emette i suoi suoni passare la mano sulle saldature: non ci crederemo ma questo genere di contatto può produrre effetti molto gradevoli. Nel gergo si chiama Body Contact e spesso genera una distorsione. Per rendere la modifica definitiva e gestibile senza aprire ogni volta il giocattolo, basta portare i punti di contatto individuati esternamente alla scocca del giocattolo, con un cavo che faccia da prolunga e una vite o una borchia di materiale conduttore che sfioreremo ogni volta che vorremmo ottenere quell’effetto.
La tecnica che offre più sorprese è provare a collegare a caso i punti del circuito tramite i fedeli cavi con morsetto a coccodrillo, sempre mentre il giocattolo sta emettendo suoni. Può essere una ricerca molto lunga in base alla grandezza e alla complessità della PCB, ma quando troveremo l’effetto giusto la soddisfazione sarà tale da dimenticare il tempo passato a collegare punti invano.
Moduliamo l’effetto
Trovati i punti di contatto, che consigliamo di segnare con un pennarello, iniziamo la ricerca della giusta resistenza variabile da applicare. Se il valore della resistenza è troppo alto per il circuito su cui stiamo lavorando, il potenziometro funzionerà come un interruttore: questo sarà un modo intuitivo per guidarci alla scelta di quello più adatto. Essere preparati sulla legge di Ohm può tornare utile per alleggerire questa fase di ricerca, anche se procedere per tentativi può essere molto divertente e ci porterà comunque ad un risultato altrettanto corretto. Se stiamo lavorando su una macchina giocattolo della polizia o su un qualsiasi giocattolo che emetta una sirena, proviamo le fotoresistenze. Potremmo costruire con poco il nostro primo theremin ottico, che ci darà molte soddisfazioni.
Amplificare e rifinire
Per amplificare il segnale audio del nostro nuovo strumento, per registrarlo o mandarlo in un mixer nei nostri live, dobbiamo montare un’uscita audio. Vanno benissimo quelle mono, della dimensione che meglio si adattano alle nostre esigenze e allo spazio che abbiamo all’interno del giocattolo. Possiamo agire in due modi: sostituire l’altoparlante con l’uscita oppure, usando dei ponti dall’altoparlante (o dove è possibile direttamente dalla PCB), collegare il segnale e la massa sull’uscita audio. Fatto questo non resta che divertirsi: le soluzioni possono essere infinite in base alla curiosità e alla voglia di sperimentare. Possiamo divertirci tantissimo a usare i vecchi joystick come tastiere di interruttori. E se non vogliamo distruggere troppo i giocattoli, possiamo sempre preservarne l’aspetto originale portando tutte le modifiche su un case esterno tramite le vecchie porte seriali e COM. Non ci sono regole, ma solo sano e puro divertimento: diamo libero sfogo all’immaginazione!
Top 5 siti per appassionati di circuit bending
Concludiamo con le risorse Web da aggiungere al proprio bookmark per meglio comprendere questo affascinante mondo e dedicarsi con profitto ai propri esperimenti.
Anti-theory – Il sito a cui spetta di diritto il primo sito posto della top 5 è sicuramente Anti Theory, link ufficiale di Reed Ghazala, il padre del Circuit Bending. Un guru, un artista, una personalità tutta da scoprire con un approccio un po’ hippy alla tecnologia, al suono e alla vita che non si può non amare.
Casper Electronics – Il secondo posto va al coloratissimo mondo di Peter Edwards (Casper Electronics), ha un approccio più tecnico, ma ugualmente libero e vivace, un vero scrigno di idee, progetti e magie elettroniche tutto da gustare. Da qualche anno propone anche dei progetti in kit di montaggio, con delle favolose PCB che sono delle vere e proprie opere d’arte.
Gieskes – Questo sito va un po’ oltre tutto quello finora citato, portando nel bending una particolare cura per la meccanica e l’impiego di materiali tipici della liuteria con risultati elettroacustici totalmente rivoluzionari e sorprendenti. Le sue creazioni sono particolarmente innovative, nonostante ricordino a volte le macchine di Leonardo Da Vinci.
A.S.M.O
A.S.M.O., persona estremamente competente, è tra i più celebri circuit bender del pianeta, uno dei primi a condividere i suoi folli progetti. Famosissimi sono i suoi giocattoli Texas Instruments modificati, uno dei video YouTube a tema bending più cliccato della piattaforma.
GetLoFi
Al quinto posto un vero portale di riferimento per tutti gli appassionati del d.i.y. Lo-Fi, un sito ricco di tutorial e progetti spiegati con un approccio grafico comprensibile anche ai più inesperti. Da qualche anno è presente anche una sezione shop.