Uber, diavolo di un concorrente

Uber, diavolo di un concorrente

Il servizio di car sharing avrebbe messo in atto il programma Hell per sfruttare le vulnerabilità di Lyft e spiarne gli autisti. Ma per gli utenti, il rispetto della privacy è a un punto di svolta
Il servizio di car sharing avrebbe messo in atto il programma Hell per sfruttare le vulnerabilità di Lyft e spiarne gli autisti. Ma per gli utenti, il rispetto della privacy è a un punto di svolta

Per imporsi all’alba del boom dei servizi di car sharing, Uber avrebbe fatto ricorso anche a software segreti per monitorare la concorrenza e capire come convincere gli autisti (e di conseguenza) i passeggeri a scegliere la propria piattaforma.

Secondo quanto riferiscono alcuni osservatori , infatti, Uber avrebbe avviato un progetto segreto chiamato “Hell” con al centro un software per tracciare gli autisti in circolazione di una delle sue principali concorrenti all’epoca, Lyft. Il nome completa il circolo infernale creato dagli sviluppatori di Uber con la modalità God’s View , chiamato anche “Heaven”, strumento tristemente noto per essere stato utilizzato dal servizio di car sharing per spiare giornalisti, vip e ex fidanzate dei propri dipendenti. Tra i due è stato inoltre scoperto da poco un altro strumento la cui liceità è in dubbio, Greyball , una finta versione della sua app per sviare le indagini sui propri veicoli da parte delle autorità a stelle e strisce.

Hell, in pratica, funzionava creando finti account di possibili passeggeri Lyft , inserendosi così sulla sua piattaforma e individuando tramite di essa gli otto autisti più vicini al proprio fake account.

Esso non avrebbe solo permesso di individuare tutti gli autisti attivi in un determinato momento con le relative tariffe, ma anche quelli che utilizzavano il servizio di intermediazione sia di Uber che di Lyft (e li contrassegnava con un numero identificativo unico, permettendo a Uber di individuarli nei loro spostamenti), aiutando Uber a capire come attirarli nelle proprie braccia, convincendoli ad abbandonare la concorrenza tramite un sistema ad hoc di incentivi. Si tratta, insomma, di sistemi che potrebbero essere definiti come spionaggio industriale e storno di dipendenti (d’altra parte le autorità di diversi stati a stelle e strisce hanno riconosciuto ai guidatori delle compagnie di car sharing lo status di dipendenti).

Per il momento Uber, che ha visto proprio questa settimana dimettersi la sua responsabile delle Pubbliche Relazioni arrivata appena 4 mesi fa da Google , non ha commentato la notizia. Per cercare di dare nuova luce alla propria immagine al momento appannata da problemi di privacy, veti delle autorità e processi in corso, piuttosto, ha introdotto una nuova funzionalità che promette di meglio garantire la riservatezza dei propri utenti ricorrendo ad un vecchio stratagemma pre-geolocalizzazione: gli incroci. In pratica, invece di comunicare un indirizzo di appuntamento ed uno di destinazione, gli utenti potranno potranno stabilire solo l’indicazione dell’incrocio più vicino a questi indirizzi.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 14 apr 2017
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