Il nuovo anno si apre per Google come si è concluso il 2016 : con una trimestrale in crescita, con il search e l’advertising che la fanno ancora da padrone, ma con gli altri servizi che danno buoni segnali .
Il primo quarto del 2017 si chiude infatti per Alphabet con un fatturato che è arrivato a 24,75 miliardi di dollari : una crescita addirittura di 22 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nel quale il fatturato aveva superato appena quota 20 miliardi, e che permette al titolo di guadagnare 7,73 dollari ad azione superando anche le aspettative degli analisti di 7,40 dollari ad azione.
Tutto questo fa parlare il CFO Ruth Porat di “un inizio fantastico di 2017. Stiamo chiaramente continuando a beneficiare degli investimenti effettuati nell’innovazione dei prodotti, che si riflette su tutta la linea di business associati in Alphabet”.
Nel dettaglio , ruolo chiave nel fatturato della grande azienda che ha al suo interno Google è ancora il servizio di advertising del motore di ricerca , che vale addirittura 21,4 miliardi di dollari, con una crescita rispetto ai 18 miliardi del primo quarto del 2016: questo grazie all’aumento complessivo del 2 per cento dei click a pagamento che crescono anche sulle pagine di proprietà di Google.
A far guardare con ottimismo al futuro di Alphabet e alla possibilità di andare oltre Google sono tuttavia i numeri che iniziato a segnale gli altri settori (dai servizi cloud al Play all’hardware) che, complessivamente, arrivano a toccare quota 3,1 miliardi di fatturato: una crescita non trascurabile rispetto ai 2,1 miliardi di dollari dello stesso quarto dell’anno scorso e che sembra ingaggiare una vera e propria corsa con gli omologhi servizi cloud e web di Amazon che, nella trimestrale presentata oggi, segnano un fatturato da 3,7 miliardi di dollari.
Alla luce di questi successi, poca preoccupazione destano le perdite segnate dai servizi ricompresi in “altre scommesse” (meno 855 milioni rispetto ai 774 segnati nello stesso quarto del 2016), soprattutto perché anche su questo fronte – seppur lentamente – iniziano ad esservi segnali positivi: il fatturato è complessivamente cresciuto fino a toccare quota 244 milioni di dollari rispetto ai 165 dello scorso anno. E per servizi avveniristici e innovativi che puntano al futuro è più che accettabile.
Gli analisti, invece, hanno sollevato qualche dubbio e preoccupazione solo sulla sostenibilità e la sicurezza che può ancora garantire YouTube: dopo la parziale crisi avuta in Gran Bretagna, dove l’aver affiancato spot istituzionali a video violenti ha comportato il ritiro di diverse campagne pubblicitarie dalla piattaforma, ha adottato una serie di modifiche alla sua policy di advertising, rafforzando i sistemi per la valida misurazione dell’impatto pubblicitario anche da parte di soggetti terzi e introdotto una soglia minima di 10mila visualizzazioni prima che i canali possano iniziare a monetizzare e maggiori controlli per gli inserzionisti circa i contenuti accanto ai quali far apparire il proprio advertising. Tutte misure che cambiano notevolmente la visione delle pubblicità sul tubo e che devono ancora essere messe alla prova dei fatti.
Claudio Tamburrino