L’Italia continua a preferire l’accordo che trascinare le multinazionali e i loro dirigenti in tribunale per le accuse di frode fiscale: dopo Apple è il turno di Google, che ha firmato un accordo con il quale pagherà al Fisco italiano oltre 306 milioni di euro , “comprensivi anche degli importi riferibili al biennio 2014 e 2015 e a un vecchio contenzioso relativo al periodo 2002-2006”. E l’accordo ora sottoscritto potrebbe far scuola per quanto riguarda le future situazioni simili che dovranno essere affrontate in Italia sul fronte della tassazione sugli introiti generati dalle grandi aziende ICT.
L’indagine è quella conclusasi all’inizio dello scorso anno dalla Procura di Milano e che vedeva contestata a Google un’evasione penalmente rilevante inferiore ai 227 milioni di euro . La Guardia di Finanza aveva individuato operazioni sospette legate all’aggiramento del fisco sfruttando “una stabile organizzazione occulta in Italia” e contabilizzando introiti pubblicitari pagati da clienti italiani attraverso l’irlandese Google Ireland Ltd e il sistema del pagamento a titolo di royalty attraverso Google Netherlands Holdings.
Si tratta del tipico meccanismo delle aziende multinazionali che sfruttano il mercato unico europeo per pagare le tasse nel Paese con il sistema fiscale più favorevole: una pratica finita sotto la lente di ingrandimento anche di Bruxelles.
L’Italia, in questo senso, sembra aver adottato una linea decisa, ma aperta alla cooperazione: l’accordo a cifre sostenibili per Mountain View sembra dimostrare proprio questo e conferma una strategia già adottata dalle autorità italiane con Apple, che lo scorso ottobre ha ottenuto che le accuse ( al centro anche di un’indagine europea) si trasformassero in una multa da 45mila euro senza necessità di ammettere la responsabilità penale di quanto avvenuto.
In questo senso appare particolarmente importante il tono con cui si chiude il comunicato ufficiale dell’Agenzia delle Entrate dell’accordo raggiunto con Mountain View: “Google conferma l’impegno nei confronti dell’Italia e continuerà a lavorare per contribuire a far crescere l’ecosistema online del Paese”, segno che l’accordo è stato orientato anche a mantenere la presenza (e conseguentemente la creazione di lavoro) di Google in Italia. Il tutto sempre tentando di inquadrare l’operato delle aziende nelle leggi in maniera più precisa: ci si impegna anche ad “attivare secondo le regole OCSE, per tassare i proventi prodotti nel nostro Paese”, definendo in questo modo l’impegno ad aprire nel 2017 un tavolo per un accordo sull’attribuzione del reddito alle attività italiane.
Ulteriore test sulla linea adottata da Roma sarà la presunta evasione fiscale da 130 milioni di euro da parte di Amazon accertata dalla Guardia di Finanza nei giorni scorsi.
Claudio Tamburrino