Sequestro Samsung a Vicenza, nessun brevetto violato

Sequestro Samsung a Vicenza, nessun brevetto violato

L'azienda coreana ha fatto valere le proprie ragioni sulla società italiana che l'aveva denunciata per la violazione di un titolo piuttosto generico, e ormai scaduto
L'azienda coreana ha fatto valere le proprie ragioni sulla società italiana che l'aveva denunciata per la violazione di un titolo piuttosto generico, e ormai scaduto

Nessuna violazione di alcun brevetto: le rivendicazioni avanzate contro Samsung, che avevano determinato nel mese di gennaio il sequestro di smartphone e tablet con il marchio della coreana a partire dalla provincia di Vicenza, non hanno fondamento. Lo ha stabilito la sezione specializzata nel trattamento di casi relativi alla proprietà intellettuale del Tribunale di Milano, a cui Samsung aveva presentato ricorso per ottenere la revoca del provvedimento.

L’operazione “patent app”, per la quale era stata mobilitata la Guardia di Finanza per il sequestro di dispositivi Samsung in diversi punti vendita a partire dall’area di Vicenza, era scaturita dalla denuncia di violazione formulata dalla società romana Edico, che “dal 1991 opera nel campo della valorizzazione dei diritti di Proprietà Industriale e Intellettuale”. Contestava al colosso coreano, e al suo CEO, la violazione del brevetto europeo EP0895693 B1 : registrato nel 1997 , descrive un sistema di visualizzazione di informazioni su uno schermo , informazioni i cui valori di parametro possono essere segnalati con variazioni di forma e colore. Benché il titolo descrivesse una soluzione generica, secondo Edico sarebbe stato indebitamente sfruttato in una nutrita schiera di dispositivi Samsung per l’interfaccia per la visualizzazione della regolazione del volume e dei rischi per l’udito ad esso connessi, una volta inserito un dispositivo di output come le cuffie. Una violazione che, secondo l’azienda romana, avrebbe generato un danno pari a 10 milioni di euro solo per l’Italia, 60 milioni a livello continentale, solo negli ultimi tre anni.

Samsung, a seguito delle delle perquisizioni delle Fiamme Gialle e del sequestro di 3mila esemplari di 21 prodotti per eseguire la perizia e accertare la violazione, si era rivolta alla giustizia italiana per ottenere la revoca dei provvedimenti e chiarire la propria posizione. La tesi dell’azienda coreana è stata accolta dalla sezione specializzata in proprietà intellettuale del Tribunale di Milano .

In una nota, Samsung ha riferito che Tribunale di Milano ha emesso un’ordinanza che riconosce che “gli smartphones ed i tablets commercializzati dalla società non violano in alcun modo il brevetto EP ‘693 di titolarità di Edico Srl”. L’azienda ha già provveduto a richiedere “il risarcimento di tutti i danni, anche di immagine, subiti”.
L’ordinanza del Tribunale di Milano, peraltro, è stata emessa proprio allo scoccare del 20esimo anno della validità del brevetto di Edico, e quindi della sua scadenza.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
5 mag 2017
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