La Camera ha dato il sì definitivo alla legge contro il cyberbullismo . Il testo è quello che il Senato della Repubblica aveva approvato con modifiche sostanziali lo scorso febbraio, a partire dalla mancanza delle misure penali sulla questione che avevano attirato particolari critiche.
Le norme che introducevano la possibilità di far ricadere nel penale anche il giudizio nei confronti dei minorenni ultraquattordicenni erano oggetto di alcuni emendamenti introdotti lo scorso settembre durante il passaggio alla Camera: allargando le fattispecie configurabili come cyberbullismo e le modalità di intervento, si finiva per prevedere uno strumento considerato spropositato. Inoltre la proposta prevedeva la possibilità per chiunque di richiedere la rimozione di un contenuto in rete ritenuto offensivo, aprendo la strada alle possibilità di censura nel nome della tutela dei minori.
Una serie di modifiche, insomma, di notevole rilievo per un dispositivo normativo originariamente pensato per raccogliere misure atte alla prevenzione e alla tutela dei minori.
Soddisfazione è stata espressa dal Garante per la Protezione dei Dati Personali, che ha parlato di “risultato importante e atteso da tempo” e si è impegnato a “svolgere l’importante funzione di garanzia assegnatale dalla legge anche in questo contesto”: proprio il Garante avrà infatti un compito centrale nell’impianto normativo, in particolare per la gestione delle segnalazione dei contenuti da rimuovere tempestivamente, insieme ai dirigenti scolastici, cui la normativa affida il compito di intervenire direttamente sul territorio con sistemi di educazione, prevenzione e controllo e con un professore che sarà nominato in ogni scuola come referente per la questione.
Il testo uscito dal Senato, infatti, è quello normalizzato, a partire dalla definizione più circoscritta di cyberbullismo (“Per cyberbullismo si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”) per arrivare alle misure e agli obblighi, previsti, in particolare, in capo agli intermediari di stabilire strumenti per la segnalazione online degli episodi e la necessità da parte del dirigente scolastico a conoscenza di atti di cyberbullismo di informare tempestivamente i genitori o chi ne fa le veci, nonché la previsione di misure di contrasto (in sinergia con servizi socio-educativi del territorio e con le scuole) e l’istituzione di un tavolo di monitoraggio sulla questione, con l’ammonimento come unica misura prevista.
In particolare questo significa che, in caso di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali via web, il cyberbullo minore potrà essere formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori: si tratta di un meccanismo simile a quello previsto per il reato di stalking e che permette di intervenire – anche senza querela o la costituzione di un azione penale vera e propria – con un’azione meramente formale. Insieme al minore sarà convocato anche un genitore e gli effetti dell’ammonimento cesseranno al compimento della maggiore età.
Proprio questo testo è stato votato, e avendo ottenuto l’approvazione senza modifiche da entrambe le camere è ora diventato legge, con la dedica, da parte del Presidente della Camera Laura Boldini, a Carolina Picchio , la quattordicenne che si tolse la vita dopo un episodio di cyberbullismo.
Claudio Tamburrino