Uber si preparerebbe a risarcire gli autisti che offrono il servizio a New York , un’iniziativa resa necessaria da un calcolo sbagliato della percentuale sulle tariffe risalente almeno al 2014. Un errore a cui l’azienda vuole ora rimediare “il più velocemente possibile”, stando a quanto dichiarato dal general manager regionale per Uber US e Canada Rachel Holt.
L’origine del problema si trova nell’ accordo siglato dalla startup con gli autisti di New York tre anni fa, dove viene previsto il pagamento della quota ai guidatori in base alle tariffe nette e tasse incluse. Nella realtà, i guidatori sono stati fin qui compensati calcolando la loro quota sulle tariffe lorde escluse le tasse.
In concreto, le cifre non corrisposte dovrebbero ammontare a 900 dollari medi per singolo autista, con un costo totale per Uber calcolabile nell’ordine delle decine di milioni di dollari . Una spesa comunque necessaria, concede l’azienda, perché in gioco c’è la necessità di recuperare “la fiducia degli autisti” e la volontà di essere trasparenti quando si commettono errori gravi come quello in oggetto.
Uber dice di voler migliorare l’esperienza per i guidatori che scelgono di far parte del suo network, ma la società hi-tech più chiacchierata del momento deve affrontare problemi potenzialmente peggiori di qualche decina di milioni di dollari di tariffe non corrisposte.
La causa intentata da Waymo (cioè Google+FCA) potrebbe ad esempio costare miliardi, in Europa si valuta una (costosa) riclassificazione dell’azienda – da semplice app mobile a servizio di trasporti vero e proprio – e le polemiche sui comportamenti sleali o semplicemente disonesti adottati per liberarsi dalla concorrenza non accennano a diminuire .
Alfonso Maruccia