Confermato l'ergastolo per il padre di Silk Road

Confermato l'ergastolo per il padre di Silk Road

Dread Pirate Roberts, al secolo Ross Ulbricht, dovrà scontare un doppio ergastolo per aver creato Silk Road, il noto marketplace "della droga" (e non solo) operante nella darknet. Due anni di attività fraudolenta dietro la rete Tor, il resto della vita in carcere
Dread Pirate Roberts, al secolo Ross Ulbricht, dovrà scontare un doppio ergastolo per aver creato Silk Road, il noto marketplace "della droga" (e non solo) operante nella darknet. Due anni di attività fraudolenta dietro la rete Tor, il resto della vita in carcere

La Corte d’appello USA ha confermato l’ergastolo (anzi il doppio ergastolo) per Ross Ulbricht, padre di Silk Roak uno dei più noti (e grandi) marketplace del cosiddetto dark web. La difesa, che ha cercato di alleggerire la pena puntando sull’ingiusta violazione dell’indirizzo IP dell’assistito da parte delle autorità, è apparsa debole e sommessa al giudizio dei tre giudici della Corte. Pur appellandosi al quarto emendamento (difesa da perquisizioni, arresti e confische irragionevoli), i giudici hanno ritenuto che Ulbricht non possa vantare alcun diritto di privacy sull’ indirizzo IP del suo router, da cui tirava le fila di Silk Road.

Silk Road

Anche la contestazione circa la mancata identificazione di chiavi di ricerca sospette effettuate dal suo PC è valsa a poco. Gli inquirenti infatti avrebbero identificato un file criptato che avrebbe contenuto evidenze circa l’utilizzo di parole chiave specifiche occultate attraverso sistemi software di anonimato . Già a gennaio 2016 la difesa di Dread Pirate Roberts (DPR, come è noto Ulbricht in rete) aveva fatto appello ai giudici di porre la giusta attenzione sull’accertato caso di corruzione in cui erano invischiati due agenti coinvolti nelle indagini. Ma anche in questo caso nessuno sconto.

Il mercato di Silk Road, inaugurato a febbraio 2011 e rimasto attivo fino al 2 ottobre 2013, data di arresto da parte dell’FBI di Ulbricht, è riuscito a sopravvivere così a lungo nascondendosi tra le maglie di una rete offuscata grazie al noto software Tor (The onion router). Questo sistema (prima di recenti hack ) a braccetto con il pagamento in Bitcoin riusciva a garantire agli utenti il pieno anonimato . Dietro a questo velo però, fin da subito, si è delineata una vendita quasi esclusiva di prodotti vietati, da droghe a merce contraffatta, passando per pornografia, documenti falsi e persino armi , attirando gli occhi dei media e delle forze dell’ordine .

Gli inquirenti credono che attraverso Silk Road gli utenti abbiano scambiato droga per un valore di 183 milioni di dollari . Al momento dell’arresto di Ulbricht, il sito conteneva oltre 13mila annunci di droghe e sul PC del giovane era conservato l’equivalente di 18 milioni di Bitcoin chiaramente proventi provenienti dal mercato illegale. Alcune sue dichiarazioni hanno lasciato perplessi i giudici lasciando trasparire l’evidente ottima organizzazione del sistema (progettato in circa un trimestre) ma anche il probabile intento fraudolento: “Silk Road rende l’uso di droghe meno pericoloso riducendo la violenza associata al commercio di droga offrendo un sistema di acquisto sicuro e basato su PC”. Risulta persino che fosse stato assoldato un medico spagnolo , tale Fernando Caudevilla , soprannominato Doctor X, per fornire informazioni agli acquirenti di sostanze stupefacenti attraverso il forum di Silk Road.

La decisione della Corte d’appello ha lasciato di stucco la famiglia di Ulbricht che attraverso la loro pagina ufficiale si dichiarano scioccati: “Non riesco a capire come il giudice possa credere che tenere Ross rinchiuso per il resto della sua vita possa servire a qualcosa se non a sprecare una vita e un sacco di soldi” – ha commentato un familiare, adducendo a un eccesso di pena non necessario. Forse in futuro si guarderà a questa sentenza con occhi diversi, ma al momento “i rappresentati del popolo eletti democraticamente hanno optato per una politica di proibizione, preferendo una punizione severa” ha commentato uno dei giudici coinvolti. Joshua Dratel, avvocato della difesa ha preferito non commentare.

Mirko Zago

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Pubblicato il
5 giu 2017
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