“Digital first”, priorità al digitale. Questo l’imperativo del Piano triennale 2017-2019 per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione , approvato lo scorso 31 maggio dal Presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni. “La trasformazione digitale è priorità di governo” – ha ribadito il premier in un tweet – “il Piano Triennale richiede un gioco di squadra per semplificare la vita di amministrazioni e cittadini”.
Il documento è stato realizzato dall’ Agenzia per l’Italia Digitale e dal Team per la Trasformazione Digitale e per la prima volta definisce il modello di riferimento per lo sviluppo dell’informatica pubblica italiana. Il Piano, infatti, è il primo documento di indirizzo strategico ed economico che permette di guidare operativamente la trasformazione digitale della Pubblica amministrazione , coordinando le attività relative ai 4,6 miliardi circa – provenienti da fonti di finanziamento nazionali e comunitarie – stanziati per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia Crescita Digitale. Con il piano saranno messi a disposizione servizi innovativi per i cittadini. Ad esempio, sarà possibile gestire direttamente dal cellulare i pagamenti per i Comuni o per le Regioni, per l’Inps o per gli Enti pubblici; cure a distanza per i pazienti e potenziamento della difesa dai cyber-attacchi che possono colpire ministeri, ospedali e altre infrastrutture cruciali. Soprattutto, il Piano significa per la Pubblica Amministrazione più investimenti in tecnologia e meno spese. Le linee guida utili per lo sviluppo di progetti digitali nella PA parlano di condivisione, open source, interoperabilità, efficienza e aggiornamento continuo.
Per il commissario al Digitale, Diego Piacentini, il Piano “pone le basi per la costruzione di una serie di componenti fondamentali su cui le amministrazioni pubbliche possono realizzare servizi più semplici ed efficaci per i cittadini e le imprese, adottando metodologie agili, un approccio mobile first, architetture sicure, interoperabili, scalabili, altamente affidabili, e basate su interfacce applicative (API) chiaramente definite. Open source e collaborazione diventano il nuovo paradigma. Per la trasformazione digitale serviranno competenze, investimenti, tempo, dedizione e costanza. E soprattutto la volontà di tutte le parti coinvolte di favorire e non ostacolare la trasformazione stessa”.
Agid guiderà il coordinamento, l’attuazione e il monitoraggio delle amministrazioni nella fase di adeguamento alle indicazioni contenute nel Piano, che stima anche quasi 500 milioni di euro di risparmi grazie all’adozione delle “piattaforme abilitanti”. Stando al testo, queste sono “soluzioni che offrono funzionalità fondamentali, trasversali e riusabili nei singoli progetti, uniformandone le modalità di erogazione”. Tra quelle che riguardano i servizi digitali a cittadini e imprese, già sviluppate e in fase di adozione presso i vari soggetti della PA, il documento riporta: la Cie (Carta di identità elettronica), Spid (Sistema elettronico identità digitale), PagoPa (piattaforma pagamenti elettronici Pa); Fatturazione elettronica e Anpr (Anagrafe nazionale della popolazione residente).
In fase di progettazione ci sono invece i seguenti sistemi abilitanti. ComproPA: sistema nazionale di e-procurement; Sistema di avvisi e notifiche di cortesia; Siope+ (evoluzione del sistema Siop); NoiPA (evoluzione dell’attuale sistema di gestione del personale che eroga servizi stipendiali alle PA).
Per quanto riguarda l’Open data, Agid e Team digitale della presidenza del Consiglio hanno il compito di raccogliere in un unico documento, aggiornabile di anno in anno, le basi di dati da includere tra gli open data pubblici (informazioni relative alle richieste di apertura di dataset da parte della società civile; informazioni su impegni di apertura provenienti da iniziative istituzionali, quali per esempio l’Open government partnership (Ogp); segnalazioni di dataset chiave che le PA intendono rendere disponibili in open data secondo i propri piani di rilascio e nel rispetto di quanto previsto nel paniere.
Il Piano prevede anche un cronoprogramma delle attività : entro il 2017, le PA individuate da Agid “contribuiscono alla realizzazione del censimento del patrimonio Ict in esercizio” e quelle “che dispongono di infrastrutture adeguate possono candidarsi a ricoprire il ruolo di Polo strategico nazionale”; le pubbliche amministrazioni “che non vi abbiano già provveduto” dovranno invece realizzare “progetti di consolidamento e virtualizzazione dei propri data center o di migrazione verso cloud”. Entro aprile 2018, le PA “attuano le indicazioni definendo propri piani di razionalizzazione che, a richiesta, devono essere forniti ad Agid. La verifica delle azioni di razionalizzazione sono rilevate da Agid mediante il censimento annuale del patrimonio Ict della PA”. Da luglio 2018, le PA scelte come Poli strategici nazionali “avviano l’adeguamento dei propri data center nei tempi specificati nel proprio Piano di razionalizzazione delle risorse Ict”.