Bithumb, l'exchange di criptovalute è stato hackerato

Bithumb, l'exchange di criptovalute è stato hackerato

Oltre 30.000 dati utente sono stati rubati, il danno economico è dell'ordine dei milioni di euro. Mentre le agenzie governative coreane indagano, il sito promette di rimborsare gli utenti
Oltre 30.000 dati utente sono stati rubati, il danno economico è dell'ordine dei milioni di euro. Mentre le agenzie governative coreane indagano, il sito promette di rimborsare gli utenti

L’agenzia di stampa coreana Yonhap News ha recentemente annunciato che Bithumb.com , il quarto sito al mondo per grandezza dedicato al trading di criptovalute, è stato hackerato . Il sito, che si occupa principalmente di tradare valute Bitcoin ed Ethereum, ha sede in Corea del Sud, dove detiene addirittura il 75 per cento del mercato .

Un primo comunicato, pubblicato dalla compagnia sul proprio blog, dichiara che sebbene un dipendente abbia subito il furto del proprio laptop, i dati degli utenti non sarebbero stati rubati; tuttavia, in seguito alla pressione dei media locali e al fatto che una serie crescente di utenti ha iniziato a subire danni economici , Bithumb è stata costretta a rilasciare un nuovo comunicato, nel quale ammette un vasto leak di dati utente, presenta le proprie scuse e dichiara la propria disponibilità a rimborsare ogni utente coinvolto con un importo di 100.000 won (circa 76€), oltre a compensare le perdite dovute al furto dei dati .

Stando a quanto riportato da Bravenewcoin.com , l’attacco hacker ha compromesso i dati personali di ben 31.800 utenti , il 3 per cento degli iscritti al sito.

Inoltre, un sondaggio rivela che gli utenti che hanno subito danni economici consistenti sono circa un centinaio: un utente in particolare dichiara di aver subito un furto di ben 1,2 miliardi di won (poco meno di un milione di euro), sebbene l’informazione non sia stata confermata da fonti ufficiali.

La gravità dell’incidente ha portato la Korean Internet & Security Agency (l’organizzazione che gestisce l’intero spazio Internet sudcoreano) ad aprire un’indagine, con la collaborazione della Korea Communications Commission.

Per il momento, nessun gruppo hacker ha dichiarato la paternità dell’attacco, tuttavia va ricordato come, in Corea del Sud, Internet sia pesantemente sottoposto a monitoraggio e censura da parte di una serie di entità governative preposte, per cui potrebbero esserci a breve novità sulla vicenda.

Elia Tufarolo

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Pubblicato il
6 lug 2017
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