Waymo ha lasciato cadere https://techcrunch.com/2017/07/07/waymo-drops-patent-claims/” target=”_blank”>3 delle 4 accuse di violazione brevettuale che aveva mosso nei confronti di Uber sul fronte della ricerca sui sistemi di guida senza pilota.
La battaglia legale tra Waymo e Uber vede al centro le tecnologie per la guida autonoma e in particolare il sistema LiDAR delle self-driving car di Uber, ritenuto identico a quello messo a punto dal team di Google. Al centro della vicenda vi è proprio l’ex vertice di tale team, l’ingegnere Anthony Levandowski, cofondatore dopo la sua fuoriuscita da Mountain View della startup Otto successivamente acquistata da Uber: è accusato di avere sottratto informazioni dal progetto di auto a guida autonoma di Google prima di dimettersi da Waymo e di aver conseguentemente utilizzato senza autorizzazione informazioni confidenziali e documenti tecnici relativi alla tecnologia.
La posizione per Uber, che inizialmente aveva dimostrato la massima collaborazione a Google, si è aggravata solo successivamente, quando alcune ulteriori tesi dell’accusa riferivano che il suo allora CEO (ora in aspettativa forzata) Travis Kalanick fosse a conoscenza delle informazioni sottratte da Levandowski già al momento dell’acquisto di Otto. Accuse immediatamente respinte da Uber che ha sostenuto che “Levandowski non ha raccontato di aver scaricato tutte le informazioni proprietarie di Google per scopi impropri o che si sia impossessato deliberatamente di tutte le informazioni proprietarie di Google nel momento in cui ha lasciato Google” e anzi le informazioni poi utilizzate erano state fatte passare dall’ingegnere come frutto del suo lavoro o meglio della sua conoscenza pregressa all’arrivo a Mountain View.
Ora la linea dell’accusa sembra concentrarsi su pochi punti: da 4 si passa ad un solo brevetto coinvolto nella causa (i tre lasciati cadere a quanto pare sono relativi alle versioni precedenti della tecnologia LiDAR e non sono pertanto industrialmente rilevanti). Il giudice incaricato di guidare il processo William Alsup ha inoltre chiesto a Waymo di circoscrivere meglio la questione del furto industriale, specificando dettagliatamente cosa è stato rubato secondo l’accusa, in modo tale da permettere alla giuria di comprendere la questione.
La startup del car sharing è invece passata al contrattacco e ha visto accolta la sua richiesta di avere la deposizione del CEO di Alphabet Larry Page : vuole infatti puntare l’attenzione verso le motivazioni della causa contro di essa. Afferma pertanto che proprio una decisione di Page abbia spinto Waymo a non finalizzare un accordo di partnership con Uber a cui le parti stavano lavorando per il programma della ricerca sui veicoli senza pilota, scegliendo al suo posto il concorrente diretto Lyft: la causa potrebbe insomma servire semplicemente a rallentare un concorrente diretto e scomodo alla luce di questo cambio repentino di strategia.
Claudio Tamburrino