Gli ultimi mesi di Uber si chiudono positivamente dal punto di vista finanziario , contro tutti e nonostante tutto.
Secondo quanto riferisce la startup, infatti, a livello globale i viaggi offerti sono aumentati del 150 per cento rispetto allo scorso anno , senza considerare il mercato cinese, e questo ha permesso di far passare il fatturato netto da 1,5 miliardi del primo quarto a 1,75 miliardi di dollari del secondo quarto fiscale e – soprattutto – di far calare le perdite nette di 9 punti percentuali, fino a raggiungere quota 645 milioni di dollari .
La trimestrale non è pertanto negativa, soprattutto alla luce dei problemi legali e di immagine che hanno travolto negli ultimi mesi la compagnia e che hanno portato tra l’altro alle dimissioni del CEO Kalanick e, soprattutto, senza che la scelta del suo successore si sia conclusa.
Proprio il dato relativo alla diminuzione delle perdite è quello che permette di aprire scenari ottimistici: significa che i margini stanno migliorando e che il business sta diventando effettivamente sostenibile.
Per il resto, invece, diversi osservatori sostengono che i numeri complessivi evidenziano al momento un valore inferiore della startup rispetto alla sua precedente valutazione .
Su questa linea anche alcuni fondi di investimento, tra cui Vanguard, che hanno diminuito fino al 15 per cento i loro investimenti in Uber. A non aiutare c’è anche il fatto che Benchmark Capital, uno dei primi investitori della startup e membro del Consiglio d’Amministratore, ha denunciato l’ex CEO Kalanick perché non ha fornito tempestivamente riscontro sulle problematiche che la startup stava attraversando.
Claudio Tamburrino