Decisamente in ritardo rispetto alla tabella di marcia iniziale, i 10 nanometri dell’architettura Cannonlake si sono alfine concretizzati in un wafer di silicio fatto e finito . I risultati di uno sforzo tecnologico ed economico immane sono stati svelati al pubblico da Intel, che ha mostrato il suddetto wafer alla stampa intervenuta in occasione dell’ Intel Technology and Manufacturing Day di Pechino.
Secondo i piani annunciati negli anni passati da Santa Clara, il nodo produttivo a 10nm sarebbe dovuto arrivare già nel 2015; negli ultimi due anni Intel ha invece continuato a usare il processo a 14nm (seppur variamente rifinito ed “evoluto”), mentre investiva miliardi di dollari per lo sviluppo commerciale della nuova tecnologia di produzione.
Ora Intel ha annunciato che i 10nm sono in arrivo entro la fine dell’anno assieme all’ architettura Cannonlake nelle CPU Core di ottava generazione , e che i processi produttivi dei chip a transistor continuano a evolversi secondo quanto dettato dalla tanto bistrattata legge di Moore .
Per giunta, ha continuato Intel, il nodo a 10nm di Santa Clara è tecnologicamente superiore alle soluzioni offerte dagli impianti produttivi della concorrenza (vale a dire TSMC e Samsung) superandole di una generazione: i chip a 10nm di Intel garantirebbero performance e densità di transistor molto superiori.
Oltre a tirare fuori il wafer, a Pechino Intel ha anche presentato una CPU ARM Cortex-A75 prodotta nelle sue fabbriche e capace di raggiungere frequenze di funzionamento superiori ai 3GHz – un valore sin qui mai toccato da un chip pensato per girare all’interno dei gadget mobile.
Il nodo produttivo a 10nm di Intel verrà prevedibilmente usato soprattutto per la realizzazione delle succitate CPU basate su architettura Cannolake, mentre per quanto riguarda le soluzioni “accessorie” (ed economicamente meno redditizie per la corporation) Santa Clara ha annunciato anche nuovi processori con design FPGA per nuove applicazioni informatiche nei data center, nel settore enterprise e negli ambienti di rete.
Alfonso Maruccia