Alla vigilia del voto che minaccia di distruggere la net neutrality negli USA secondo le intenzioni del presidente della Federal Communications Commission (FCC) Ajit Pai, la campagna Break the Internet cerca di arruolare gli utenti finali in un ultimo, estremo tentativo di far sentire una voce indipendente dagli interessi commerciali dei grandi provider di Rete.
I promotori di Break the Internet invitano gli utenti a partecipare attivamente alla campagna a partire dal 12 dicembre, inondando per 48 ore – fino alla data fatidica del voto al Congresso il 14 – i social network, le comunità di Reddit, Twitter e tanti altri servizi telematici con messaggi di apprezzamento e in difesa della neutralità della rete.
Il cosiddetto “Internet Freedom Order” imposto da Pai darà agli ISP mano libera sulla gestione differenziata del traffico di Rete , dicono quelli di Break the Internet, favorendo la nascita di pratiche anti-consumatore ancora più perniciose che in passato e chiudendo la porta alle nuove startup innovative.
Fanno poi eco alle preoccupazioni di Break the Internet anche i “pionieri” del mondo tecnologico, personalità del calibro di Vint Cert, Sir Tim Berners-Lee e Steve Wozniak che hanno firmato una lettera indirizzata al Congresso in cui chiedono di cancellare il voto di giovedì.
Secondo i firmatari, i membri di maggioranza della FCC – e quindi Ajit Pai stesso – non hanno ben chiaro il modo in cui Internet funziona davvero, e piuttosto che analizzare le rimostranze degli esperti queste figure hanno preferito trincerarsi dietro lo schermo e l’indifferenza.
Nella visione della FCC di Pai, il Freedom Order ristabilirà il vecchio regime imponendo ai provider di essere trasparenti con gli utenti in merito alle eventuali pratiche di throttling del traffico messe in atto. Il mercato si regolerà da solo e i colossi della connettività faranno la “cosa giusta”, sostiene Pai , il governo federale la smetterà di ficcare il naso negli affari delle aziende private e il controllo sulle pratiche anti-concorrenziali passerà di nuovo sotto le cure della Federal Trade Commission (FTC).
Alfonso Maruccia