NotPetya, i "Five Eyes" accusano la Russia

NotPetya, i "Five Eyes" accusano la Russia

La coalizione dei paesi spioni chiama direttamente in causa il Cremlino per la responsabilità del devastante attacco a base di ransomware sperimentato dal mondo nel 2017. La Russia, prevedibilmente, nega tutto
La coalizione dei paesi spioni chiama direttamente in causa il Cremlino per la responsabilità del devastante attacco a base di ransomware sperimentato dal mondo nel 2017. La Russia, prevedibilmente, nega tutto

Dietro l’ attacco del ransmware di NotPetya ci sarebbero l’intelligence e le autorità russe, e questa volta l’accusa non arriva da ignoti funzionari senza volto ma dalle dichiarazioni ufficiali delle autorità dei cinque paesi più attivi sul fronte dello spionaggio mondiale. Gli spioni che accusano insomma altri spioni di fare la guerra cibernetica ai danni del mondo intero.

A denunciare il coinvolgimento di Mosca con NotPetya sono stati infatti i governi dei Five Eyes , vale a dire quel ristretto club dello spionaggio globale che risale all’epoca di ECHELON e include Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

Ad aprire la partita è stata Londra , che nei giorni scorsi ha ufficialmente accusato – per bocca del Foreign Office Minister Lord Ahmad – l’intelligence russa di aver sviluppato NotPetya, di averlo “sguinzagliato” in Ucraina e di averne in seguito perso il controllo causando gravi problemi informatici a livello mondiale.

Dopo il Regno Unito è toccato a Washington rincarare la dose, con un breve comunicato che parla di un attacco responsabile di “miliardi di dollari di danni in Europa, Asia e Americhe”; l’obiettivo originario del Cremlino era destabilizzare l’Ucraina, dicono gli USA, ma il cyber-attacco è evidentemente andato molto oltre provocando uno degli incidenti di maggior profilo in un anno da record per quel che concerne i ransomware .

A UK e USA si sono in seguito accodate le autorità di Canada (Communications Security Establishment), Australia (Minister for Law Enforcement and Cybersecurity) e Nuova Zelanda (Government Communications Security Bureau), tutte concordi nell’accusare la Russia senza però puntare il dito verso un’organizzazione o un gruppo specifici.

La reazione della Russia, che deve in ogni caso scontare accuse che si ripetono negli anni quando si tratta di incidenti informatici provocati nelle zone calde come l’Ucraina, è stata fin qui diplomatica: gli ambasciatori dei singoli membri del club dei “Cinque Occhi” hanno negato il coinvolgimento del paese nell’attacco di NotPetya.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
21 feb 2018
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