Node Package Manager, disastro che compromette Linux

Node Package Manager, disastro che compromette Linux

L'ultima versione del package manager di JavaScript include un bug estremamente pericoloso, un problema che può portare alla compromissione di un'intera installazione Linux. Un caso che alimenta polemiche in salsa FOSS
L'ultima versione del package manager di JavaScript include un bug estremamente pericoloso, un problema che può portare alla compromissione di un'intera installazione Linux. Un caso che alimenta polemiche in salsa FOSS

È stata una settimana davvero pericolosa per gli utenti di Node Package Manager (npm), tool per l’automazione della gestione dei pacchetti JavaScript usato – tra gli altri – nell’ambito del progetto Node.js: gli sviluppatori hanno rilasciato una nuova versione del software, ma gli utenti hanno in seguito scoperto che la release includeva un bug dagli effetti a dir poco disastrosi.

Quando viene lanciato come root tramite il comando sudo , infatti, npm 5.7.0 causa un cambiamento a cascata nei permessi del file system di un’installazione Linux cambiando proprietario a directory di importanza cruciale come /etc , /usr e /boot .

Il risultato finale del bug è la compromissione del sistema operativo con crash, applicazioni non più funzionanti o addirittura l’impossibilità di avviare il PC. E il problema non riguarda solo gli OS Linux, visto che sono in seguito emersi casi di utenti che hanno sperimentato il problema anche su macOS e FreeBSD.

Il bug è stato risolto piuttosto in fretta e gli sviluppatori hanno distribuito una nuova versione di npm (5.7.1), e a quanto pare la versione precedente non era pronta per una distribuzione ufficiale ma avrebbe dovuto essere considerata come una release ancora provvisoria.

In ogni caso non è la prima volta che un baco nel codice di npm produce effetti disastrosi sull’ecosistema FOSS, e ora le (prevedibili) polemiche si concentrano sulla fragilità della gestione di un progetto così importante per JavaScript e Node.js – un progetto che al momento può contare solo sugli sforzi di due programmatori a tempo pieno.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
27 feb 2018
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