Social is the new TV

Social is the new TV

Una ricerca condotta da GlobalWebIndex svela come il tempo mediamente dedicato ogni giorno ai social, a livello mondiale, abbia superato quello trascorso davanti al televisore.
Una ricerca condotta da GlobalWebIndex svela come il tempo mediamente dedicato ogni giorno ai social, a livello mondiale, abbia superato quello trascorso davanti al televisore.

Nuovi strumenti e nuove forme di intrattenimento fanno di continuo il loro ingresso nelle nostre vite, a volte in modo progressivo e silenzioso, altre con un effetto dirompente e modificando nel concreto la quotidianità. È quanto sta avvenendo con la sempre più massiccia presenza dei social nelle giornate di tutti noi. O quasi. Piaccia o meno, queste piattaforme assumono sempre più il ruolo di centro nevralgico per le comunicazioni e le interazioni: ne abbiamo una per restare in contatto con gli amici, un’altra per condividere fotografie o video alimentando il nostro ego, una persino per cercare un nuovo lavoro.

La loro centralità è testimoniata da uno studio condotto da GlobalWebIndex nel Q1 2018 su un campione composto da 109.780 utenti Internet di età compresa tra 16 e 64 anni, a livello globale. L’unico paese escluso dallo studio è la Cina, per via delle limitazioni imposte agli utenti in termini di libero accesso al Web. Ne emerge un dato interessante: in media ciascuno di noi trascorre 20 minuti in più al giorno interagendo con i social rispetto a quanti dedicati alla TV . Quella tradizionale, non i vari servizi di streaming come Netflix e Youtube, nei quali la componente social è comunque presente. Nel dettaglio 2 ore e 13 minuti sulle piattaforme online, 1 ora e 53 minuti davanti al piccolo schermo. Il divario si fa più ampio se si prendono in considerazione esclusivamente i target più giovani. Con la Generazione Z – quella nata dalla seconda metà degli anni ’90 in poi – la forbice sale a 87 minuti.

La ricerca di GlobalWebIndex sull'utilizzo di social e TV a livello globale

Questo ha ripercussioni dirette sulle modalità di reperimento delle informazioni – ne risentono e ne risentiranno anche i motori di ricerca – e sul mercato dell’ advertising . Sebbene investire in pubblicità destinata alla TV continui a rappresentare un modo efficace per raggiungere il proprio target di riferimento, sempre più aziende scelgono di porre maggiore attenzione ai social. Ciò spiega la rincorsa al viral marketing – con esiti non sempre felici – così come la scelta di fare delle pagine Facebook, Twitter o Instagram il canale di comunicazione prediletto per l’interazione con utenti e potenziali clienti.

Il primo social “moderno” della storia, SixDegrees, ha mosso i suoi primi passi nel lontano 1997. Sono da allora trascorsi oltre vent’anni e il panorama online è radicalmente cambiato : siamo passati attraverso l’era del Web 2.0, per poi essere investiti dalla rivoluzione mobile e assistere alla capillare diffusione della banda larga che ha portato con sé nuove forme di intrattenimento e comunicazione.

Quel che oggi potrebbe apparire come un punto d’arrivo, come l’avvenuto step finale di un intricato processo di metamorfosi, se osservato da una prospettiva più ampia non può che assumere i connotati di un cambiamento in atto . Qualsiasi ipotesi su dove condurrà è un azzardo, l’unica certezza è costituita dall’avvenuto superamento di modelli dati fino a qualche tempo fa per solidi e immutabili. Impossibile prevedere se da qui a un decennio staremo ancora attribuendo a Facebook & co. l’etichetta di “nuovi media” oppure se saranno a loro volta diventati il passato , fagocitati da dinamiche che loro stessi hanno contribuito a innescare.

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Pubblicato il
13 giu 2018
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